La morte di Arafat: una versione brutta delle Mille e una notte
Quando Arafat mori’, nel novembre 2004, si scateno’ immediatamente la caccia al suo tesoro. A contendersi l’osso erano Suha la vedova e la dirigenza dell’Anp, uno contro l’altro, cercando di battersi sul tempo. Suha rifiuto’ per una settimana di consegnare il corpo di Arafat, fino a quando l’ANP accetto’ di pagarle una pensione adeguata (le stime variano da $ 12.000 a $ 100.000 al mese).
Nel mezzo di questa caccia al tesoro, Suha lancio’ il suo grido di dolore “Me lo hanno ammazzato! Me lo hanno avvelenato!” Ma lei furba, degna moglie del rais, che fece? Prese gli indumenti di Arafat e li mise in “una stanza sicura”, certa che prima o poi le sarebbero tornati utili. Da subito furono avanzati seri dubbi in merito al polonio che si diceva fosse stato la causa della morte: Ely Karmon, esperto di contro-terrorismo, professore al Centro Interdisciplinare di Herziliyah, disse che:
“Se gli oggetti del rais fossero stati manipolati da sua moglie Suha, dopo la sua morte, essa non avrebbe potuto sfuggire alla contaminazione”.
Il seguito è noto: le analisi nei laboratori svizzeri, Al Jazeera che dava per certo cio’ che ancora era tutto da verificare e poi il silenzio. Passano i mesi, la vicenda sembra caduta nell’oblio. E invece no, ecco un’altra puntata dell’avvincente (per modo di dire) telenovela.
Il 17 Ottobre scorso, il direttore di un’agenzia scientifica russa disse che i campioni prelevati dal corpo di Yasser Arafat NON avevano rivelato tracce di polonio radioattivo, come da agenzia Reuters a Mosca. “Non poteva essere stato avvelenato con il polonio. La ricerca condotta da esperti russi non ha trovato tracce di questa sostanza, ” cosi’ l’agenzia di stampa russa Interfax, citando l’Agenzia medico-biologica (Federal FMBA), diretta da Vladimir Uiba.
Uiba preciso’ che esperti del FMBA avevano condotto un dettagliato studio sui resti di Arafat. L’agenzia ha poi cercato di prendere le distanze dai commenti.”La FMBA Russia non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale circa i risultati delle ricerche sui resti di Yasser Arafat”, smenti’ il servizio stampa del FMBA. Aggiungendo di aver completato i test e presentati i risultati alle autorità.
Per soffocare qualsiasi voce contraria alla versione cosi’ bene preparata, Al Jazeera – nello stesso tempo – si sperticava a confermare che si’, certo, davvero davvero Arafat era stato assassinato con polonio. E non solo:
“I risultati hanno dimostrato che Arafat è stato avvelenato da polonio, e questa sostanza è di proprietà di Stati, non di semplici cittadini, il che significa che il reato è stato commesso da uno Stato”, disse Wasel Abu Yousef, un membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina. ”Così come si è costituito un comitato per indagare l’uccisione di Rafiq Hariri, ci deve essere una commissione internazionale per indagare l’uccisione del presidente Arafat”, dichiaro’ a AFP.
Uno Stato…. mmh… non è facile immaginare a quale Stato si riferisse Abu Yousef…. vediamo…ah! Israele forse? Ma si’, certo! E chi dovrebbe essere il più che probabile colpevole se non IL colpevole per antonomasia?
Il dottor Kurdi, medico personale di Arafat, disse – naturalmente – che il suo paziente era morto di Aids e che alla sua vedova fu negato il permesso di avvicinarsi al corpo del marito (qui il video). Quisquilie.
Suha accuso’ subito l’Autorità Palestinese per la morte del marito, ed ha continuato a farlo, con grave imbarazzo del mondo arabo, che non l’ha mai amata. Il fatto è che tutta la stampa, più o meno seria, del mondo ha rinverdito una storia che di per sé non avrebbe avuto più nessun interesse: Arafat è morto di Aids, è morto come muoiono tanti altri uomini ogni giorno. Ma per il mondo arabo accettare questa evidenza è impossibile! Il leader della “resistenza palestinese”, il simbolo per antonomasia, morto di Aids come un comune mortale? Impossibile! Per i francesi la sua morte non ha nulla di misterioso; per i russi nemmeno. Troppo banale, ci vuole qualcosa d’altro: il rapporto svizzero. Eppure, nemmeno in quest’unico rapporto c’è scritto cio’ che si legge nei media; nessuna certezza granitica, nessun punto fermo:
« I risultati appoggiano moderatamente l’idea secondo la quale la morte fu conseguenza di avvelenamento da polonium -210. » E gli stessi Svizzeri dicono: « Abbiamo esperienze limitate di lavoro in questo campo e ci sono pochissime pubblicazioni in proposito nella letteratura scientifica.»
E ancora:
« Inoltre, il fatto che siano passati otto anni tra la morte del paziente e gli esami tossicologici e radio-tossicologici contribuisce all’incertezza dei risultati ed alla loro interpretazione. »
Ah! E come mai allora proprio a questo rapporto svizzero è stato dato credito, tanto che tutti i media hanno potuto riportare senza indugi la certezza dell’avvelenamento, e non a quello russo, sicuramente più fondato?
Secondo il dott. Ne’eman, esperto di radio-attività, non ci sono dubbi: Non è possibile che tracce di polonio iniettato prima del 2004 siano riscontrabili oggi.
E’ un assassinio politico! Strilla Suha. Lui aveva molti nemici! E questa è veramente la parte più credibile di questa telenovela. Riassumiamo in breve i fatti:
Dopo la morte di Arafat , nel novembre del 2004 , l’Autorità Palestinese rifiuto’ di rilasciare le cartelle cliniche che avrebbero potuto far luce sulle cause della morte .
Ancora più curioso ( soprattutto nel contesto delle accuse di omicidio immediate che furono rivolte a Israele) , né l’ Autorità palestinese , né la vedova di Arafat, Suha , permisero l’autopsia sul suo corpo .
Un rapporto del 2005, apparso sul New York Times ( sulla base dell’ esame delle cartelle cliniche di Arafat , che il giornale aveva ottenuto ) concluse che Arafat era morto per ” un disturbo della coagulazione, causato da un’infezione sconosciuta “, e che Arafat non aveva sofferto di danni ai reni e al fegato, normali in chi stato esposto a una sostanza tossica letale – i risulati ” smentiscono con forza l’avvelenamento ” .
I resti di Arafat furono esaminati da due squadre forensi aggiuntive alla squadra svizzera ( francese e russa) , ma i risultati non sono ancora stati resi pubblici.
Il rapporto “esclusivo” di Al Jazeera in merito ai risultati svizzeri ha rilevato che, nel caso Arafat fosse stato avvelenato , i suoi avversari palestinesi , al momento della sua morte, avrebbero dovuto essere considerati i principali sospettati, come del resto Suha fece subito presente.
Quindi, nessuna certezza circa le cause della morte, se non le dichiarazioni del suo medico che ha sempre parlato di Aids conclamato. L’uico rapporto preso in cosiderazione è, guarda caso, proprio quello svizzero, sebbene il team stesso si sia definito “impreparato” a questo genere di indagini. Il tesoro di Arafat, cosi’ tenacemente conteso tra Anp e Suha Arafat, si trova verosimilmente in banche svizzere. Suha alla morte del marito eredita una somma difficilmente quantificabile ed accusa Anp, i “nemici” del marito, di averlo fatto fuori. Ora invece il nemico assassino diventa “l’entità sionista”. E il mondo arabo si appassiona a questa brutta versione delle Mille e una notte del XXI secolo. In mancanza di meglio, un po’ di svago ci vuole.
Nella foto in alto: il terrorista Yasser Arafat mentre lascia la sua residenza a Ramallah per recarsi in Francia, il 29 Ottobre 2004
#1Mario
Era già un vecchio rincoglionito e violentatore di bimbi.
La maiala finta bionda non lo soffriva più e l’ha ammazzato con qualche veleno.
Anche questa teoria è difficilmente comprovabile e giusto per questo
motivo regge.