Incapaci di vedere il nuovo antisemitismo
Preferiamo raffigurare gli assassini degli ebrei come spettro del passato
di Pierluigi Battista
Vedremo se a compiere la strage al Museo ebraico di Bruxelles è stato davvero il francese jihadista fermato ieri, il quale peraltro rivendica l’attentato a colpi di Kalashnikov in un video-confessione sequestrato dalla polizia. Ancora una volta si confermerebbe la testarda incapacità di capire in che cosa consiste il nuovo feroce antisemitismo che sta insanguinando l’Europa. O la voglia di raffigurare gli assassini antisemiti come spettri di un orrendo passato e non come portabandiera di un nuovo odio fondamentalista in cui l’«ebreo» rappresenta un’incarnazione satanica, l’«oppressore» più crudele e dunque degno di essere sterminato.
In fondo sarebbe più rassicurante pensare agli antisemiti dei nostri giorni come dei mostri orribili ma conosciuti e ben collocati nelle nostre categorie mentali. Una banda di teste rasate e vuote con le svastiche tatuate, energumeni invasati da un’ideologia mai sepolta, epigoni di un orrore che allunga i suoi tentacoli anche nel nuovo secolo, sempre lugubremente uguale a se stesso. Ci fa invece più paura il nuovo antisemitismo globale perché mette in discussione le nostre certezze e sconvolge i nostri paradigmi. Perché ci costringerebbe a riconoscere che la guerra santa contro Israele è il vero esplosivo che arma nel mondo gli assassini degli ebrei. Per questo non vogliamo vedere, e facciamo finta che i fatti non esistano.
Anche due anni fa, quando tre bambini e un adulto furono massacrati in un attentato alla scuola ebraica di Tolosa, per qualche giorno facemmo finta di non vedere, ci accodammo alla teoria preconfezionata secondo la quale a uccidere bambini ebrei sarebbero stati i soliti «razzisti», i soliti «neo-nazi», la solita «internazionale nera». Non ci piaceva, anche in quella occasione, riconoscere che si stava saldando una perversa alleanza tra antisemiti di vecchio e nuovo stampo. E che l’odio per Israele era diventato il nuovo materiale incendiario capace di accomunare in un’unica crociata di terrore i seguaci di un efferato neo-nazismo e i guerrieri di un antisionismo stragista e nutrito di un’avversione totale per gli ebrei. Volevamo tracciare una linea di demarcazione in cui il Male fosse localizzato in piccoli gruppi di mostri, non nel campo di chi dice di lottare contro l’«oppressione sionista». E anche nel 2oo6, quando il giovane ebreo Ian Halimi venne rapito a Parigi, torturato in un appartamento della banlieue a maggioranza musulmana, arso vivo e gettato lungo la ferrovia, gli investigatori francesi non vollero dar credito alla pista antisemita, salvo poi sentire la banda dei rapitori assassini gridare durante il processo: «Allah Akbar, gli ebrei sono nemici da combattere per il bene dell’umanità».
Non vogliamo mai vedere, nemmeno l’esodo silenzioso di tanti ebrei francesi, catturati dalla paura. E continuiamo a costruire bersagli di comodo, mostri più facili da identificare per non capire mai perché gli ebrei continuino a essere uccisi, come ebrei, nel cuore dell’Europa.
(Fonte: Il Corriere della Sera, 2 Giugno 2014)
Nella foto in alto: Mehdi Nemmouche, il francese armato di kalashnikov e di pistola arrestato a Marsiglia per la strage del museo ebraico di Bruxelles (Thanks to Progetto Dreyfus)
#1Emanuel Baroz
BELGIO: ARRESTATO IN FRANCIA PRESUNTO ASSALITORE MUSEO EBRAICO DI BRUXELLES
La polizia francese ha arrestato un uomo sospettato per l’attacco al Museo ebraico di Bruxelles della scorsa settimana nel quale morirono quattro persone. Si tratta di un 29enne originario di Roubaix. L’arresto è avvenuto a Marsiglia. Si ritiene che l’uomo sia stato in Siria nel 2013 per combattere al fianco di gruppi jihadisti.
L’uomo, di nazionalità francese, si chiama Mehdi Nemmouche e al momento dell’arresto, avvenuto venerdì, aveva con sé un fucile mitragliatore Kalashnikov e una pistola. L’uomo è stato arrestato a Marsiglia mentre scendeva da un pullman proveniente da Amsterdam, che aveva effettuato una fermata intermedia a Bruxelles. Gli inquirenti francesi terranno una conferenza stampa sull’arresto nel corso della giornata di oggi. Joel Rubinfeld, presidente della Lega belga contro l’antisemitismo ha riferito all’emittente BFM TV di essere stato informato dalle autorità dell’arresto di Nemmouche venerdì sera. Si tratta, ha detto, di un arresto “molto significativo”. L’uomo era già noto all’intelligence francese perché sospettato di essere stato in Siria lo scorso anno per combattere al fianco dei gruppi jihadisti. In base alle leggi anti terrorismo francesi, Nemmouche può essere trattenuto e interrogato per 96 ore senza che gli vengano presentate accuse formali.
https://www.facebook.com/pages/Shalom7/542828819070401?fref=photo
#2Emanuel Baroz
Strage Museo Ebraico di Bruxelles: sospetto arrestato in Francia non parla
Aveva con se’ armi, telecamera e berretto, indizi convergenti
Mehdi Nemmouche, sospettato di essere l’autore della strage di Bruxelles, non ha finora dato risposte alle accuse che gli sono state mosse, affermando soltanto di essere un senzatetto. Fonti degli inquirenti affermano che oltre al fucile e alla pistola aveva con se’ una telecamera. I testimoni della strage, secondo la stampa belga, avevano riferito di un uomo con una macchina fotografica appesa alla tracolla di una delle sue borse. Molti avevano ravvisato un parallelo con Mohamed Merah, il killer di Tolosa, che nel marzo 2012 uccise tre paracadutisti poi tre bambini ebrei con il loro insegnante filmando le sue azioni con una telecamera. Altro indizio, un cappellino con visiera che il sospetto indossava al momento dell’arresto e che sembra simile a quello visibile sul capo dell’assassino nelle immagini della videosorveglianza diffuse dopo la strage. La sparatoria al museo ebraico ha provocato la morte di una coppia di israeliani, di una volontaria francese e di un impiegato belga. Il fermo di Nemmouche puo’ durare fino a 96 ore, quindi fino a martedi’ ma puo’ essere prolungato a 144 ore nel caso che gli inquirenti affermino che se il fermato venisse rilasciato si sarebbe in presenza di un’imminente minaccia terroristica. (ANSA).
#3Emanuel Baroz
BELGIO: STRAGE MUSEO EBRAICO, ARRESTATO PARLA DI ATTACCO IN UN VIDEO
Parigi, 1 giu. (Adnkronos/Dpa) – Il 29enne francese Mehdi Nemmouche, sospettato di essere l’autore della strage al Museo ebraico di Bruxelles, è stato trovato in possesso di un video nel quale un uomo, che si ritiene essere lo stesso Nemmouche, rivendica la responsabilità dell’attacco. Lo conferma il procuratore anti terrorismo francese Francois Molins , dopo quanto già anticipato dal procuratore federale belga Frederic Van Leeuw. Nemmouche, arrestato venerdì a Marsiglia, non compare nel video, ma una voce che si ritiene essere la sua afferma di avere affettuato la registrazione perché non gli era riuscito di registrare dal vivo l’attacco di Bruxelles con una telecamera di dimensioni più piccole. Molins ha anche confermato che l’uomo aveva trascorso poco più di un anno in Siria, dove si ritiene che abbia combattuto al fianco di gruppi jihadisti. Il viaggio in Siria avvenne alla fine del 2012, dopo che Nemmouche aveva trascorso quasi cinque anni in carcere per reati di delinquenza comune. Durante la sua detenzione avrebbe subito l’influenza dell’Islam radicale, ha spiegato il procuratore francese. (Adnkronos)
#4Emanuel Baroz
Attentato al museo ebraico di Bruxelles, 4 arresti a Parigi
Mehdi Nemmouche ha 29 anni. E’ stato arrestato a Marsiglia
La polizia fracese ha arrestato stamattina quattro persone, nella regione di Parigi e nel Sud dela Paese, per legami con “una filiera jihadista”. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno, Beranrd Cazeneuve. “Ci sono persone che reclutano degli jihadisti”, ha spiegato il ministro ai microfoni di Europe 1, aggiungendo che “al momento in cui vi parlo, sono in corso degli arresti”. Cazeneuve ha parlato di 4 fermati, ma non ha fornito alcun altro dettaglio.
Intanto Mehdi Nemmouche, il francese armato di kalashnikov e di pistola arrestato a Marsiglia per la strage del museo ebraico di Bruxelles, si è attribuito la strage. In un video di 40 secondi sequestrato a Nemmouche, il sospetto inquadra le armi in suo possesso e si sente la sua voce che dice: “Al museo ebraico la telecamera non ha funzionato”. Ma lui, però, continua a mantenere il silenzio, ha riferito il procuratore di Parigi, Francois Molins. L’uomo era stato condannato a sette riprese in Francia, e messo in carcere per cinque volte, in particolare a Lille (nel nord) e Tolone (nel sud). Fra le iscrizioni trovate sul telo che avvolgeva il kalashnikov sequestrato a Nemmouche, quella di “Stato islamico in Iraq e nel Levante”, un gruppo jihadista attivo soprattutto in Siria, dove il sospetto ha soggiornato presso gruppi combattenti dalla fine del 2012 per oltre un anno “prima di far perdere le tracce”.
Nemmouche sarebbe stato in Siria nel 2013 con dei jihadisti. L’uomo ha 29 anni ed è originario di Roubaix, nel nord. Sarebbe stato schedato come seguace della jihad islamica in Siria dai servizi interni francesi (DGSI). Venerdi’, si apprende, è stato posto in stato di fermo per omicidio plurimo in collegamento con un’impresa terroristica. Nemmouche, secondo fonti degli inquirenti, è il sospetto della strage del 24 maggio, quando quattro persone furono uccise nel Museo ebraico di Bruxelles. Sarebbe stato schedato come seguace della jihad islamica in Siria dai servizi interni francesi (DGSI). E’ stato arrestato alla stazione ferroviaria marsigliese di Saint-Charles dai servizi doganali, che l’hanno trovato su un pullman proveniente da Amsterdam e Bruxelles. Aveva un fucile kalashnikov e una pistola con munizioni dello stesso tipo di quelli usati nella strage e una telecamera.
I testimoni della strage, secondo la stampa belga, avevano riferito di un uomo con una macchina fotografica appesa alla tracolla di una delle sue borse. Molti avevano ravvisato un parallelo con Mohamed Merah, il killer di Tolosa, che nel marzo 2012 uccise tre paracadutisti poi tre bambini ebrei con il loro insegnante filmando le sue azioni con una telecamera. Altro indizio, un cappellino con visiera che il sospetto indossava al momento dell’arresto e che sembra simile a quello visibile sul capo dell’assassino nelle immagini della videosorveglianza diffuse dopo la strage.
Il fermo di Nemmouche può durare fino a 96 ore, quindi fino a martedì ma può essere prolungato a 144 ore nel caso che gli inquirenti affermino che se il fermato venisse rilasciato si sarebbe in presenza di un’imminente minaccia terroristica.
In vista dell’estradizione, la giustizia belga ha emesso un mandato d’arresto europeo, ha assicurato il portavoce del Tribunale federale belga Eric Van der Sypt, precisando che non si conoscono ancora i tempi dell’esecuzione dell’estradizione.
Resta massimo il livello di allerta in Belgio
“Il livello di allerta” terroristica in Belgio “resta immutato rispetto a una settimana fa”, quando l’Ocam, che valuta il rischio alla sicurezza, lo ha aumentato al massimo livello, il 4. Lo ha affermato il procuratore federale del Belgio Frederic Van Leeuw dopo il fermo a Marsiglia del sospetto autore della strage del Museo ebraico a Bruxelles.
Hollande, li combatteremo
“Li combatteremo, li combatteremo, li combatteremo”: lo ha detto il presidente francese, Francois Hollande, in una prima reazione all’arresto del presunto autore della strage di Bruxelles, un francese jihadista di 29 anni. “Voglio rendere omaggio ai doganieri – ha detto Hollande – ai poliziotti, per aver consentito questo arresto. Abbiamo la volontà di perseguire questi jihadisti e di evitare che possano nuocere e di evitare un loro ritorno a una guerra che non è la loro e non è la nostra. Li combatteremo, li combatteremo e li combatteremo”.
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/06/01/arrestato-jihadista-francese_3dd07e02-9429-40bd-b690-66c8c17fc501.html
#5Alberto Pi
Quell’impalpabile confine fra critica e istigazione all’odio, sicuramente scavalcato dalle menzogne
C’è qualcosa di agghiacciante nella facilità con cui si dà credito ad ogni accusa contro Israele, nell’insostenibile leggerezza con cui si trasforma Israele in un mostro
di Ben-Dror Yemini
L’attentato al Museo Ebraico di Bruxelles ha riaperto la discussione sul nesso tra istigazione all’odio e azioni anti-ebraiche. In passato un comitato a nome dell’Unione Europea cercò di formulare dei criteri per definire la differenza che passa tra critica (legittima) e istigazione antisemita (illegittima). Quei criteri furono poi adottati da diversi organismi, come il partito laburista britannico.
Nel documento si trovano alcuni criteri che sono chiaramente indiscutibili, come la negazione della Shoà o l’attribuire complotti agli ebrei in quanto tali. Ma ve ne sono altri che rendono quel documento particolarmente significativo. Ad esempio, esso indica come antisemita l’atteggiamento di chi tratta Israele secondo standard diversi rispetto agli altri paesi paragonabili, cioè occidentali, che si trovano ad affrontare analoghe situazioni di conflitto. Allo stesso modo, viene incluso nella definizione di pregiudizio anti-ebraico il negare agli ebrei il diritto all’autodeterminazione, così come l’equiparare la politica israeliana a quella dei nazisti.
È appena il caso di sottolineare che il documento, naturalmente, chiarisce che le critiche contro le varie politiche di Israele non costituiscono affatto una forma di antisemitismo. Eppure la distinzione tra critica e istigazione è spesso il risultato di una visione politica. Alcuni sostengono che boicottare i prodotti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania sia espressione di antisemitismo, che è ovviamente un’assurdità. Non c’è alcun bisogno di stiracchiare la definizione di antisemitismo. Al contrario, bisogna circoscriverla. E non vi è alcun bisogno di sfoderarla di fronte alle critiche, anche le più chiassose e radicali. Dobbiamo combattere l’antisemitismo, non farlo dilagare.
D’altra parte non occorre nessun documento dell’Unione Europea per capire che le lampanti menzogne contro Israele non rientrano nei limiti della critica legittima, e costituiscono invece una pura e semplice istigazione all’odio. Quando Israele viene continuamente accusato di commettere un genocidio contro i palestinesi, questa non è critica, bensì una “calunnia del sangue” (sullo stile di quelle medioevali che accusavano gli ebrei di infanticidi rituali, avvelenamento dei pozzi e cose di questo genere). Quando Israele viene continuamente accusato di essere l’erede di Hitler, o quando le Forze di Difesa israeliane vengono definite “naziste” per la morte di due palestinesi durante una manifestazione violenta, questa non è critica: è antisemitismo.
I tumulti e le angherie del sanguinoso pogrom della Kristallnacht, la Notte dei Cristalli del novembre 1938, non furono l’effetto di critiche contro i comportamenti degli ebrei: furono il frutto di istigazione all’odio basato su una montagna di ingiurie e menzogne. Una parte significativa degli attentati terroristici, tra cui probabilmente quello di Bruxelles, sono il risultato di un analogo lavaggio del cervello che trasforma i “nemici” in veri e propri rappresentanti di Satana, espressioni del Male assoluto.
La “strategia di Durban”, dal nome della conferenza indetta dalle Nazioni Unite nella città sudafricana di Durban nel 2001, che doveva essere contro il razzismo e invece si trasformò in un inverecondo festival della menzogna e dell’istigazione all’odio contro un singolo paese, Israele, si va diffondendo da più di un decennio in Occidente in generale, e in Europa in particolare. Da anni ormai il vero campo di battaglia è rappresentato dal mondo accademico, dai mass-media, da internet. Ecco dove agisce l’istigazione, ecco dove è in corso di lavaggio del cervello di molte persone. La combinazione delle parole genocidio, palestinesi e Israele produce più risultati, nei motori di ricerca on-line, che non la combinazione delle parole genocidio, Sudan e Darfur. Il risultato è ovvio. Quasi il 50% degli europei ritiene che Israele conduca una guerra di distruzione contro i palestinesi. Questi europei non hanno visto e ascoltato delle critiche: hanno subito gli effetti di un’industria di falsità e menzogne.
Quando Peter Beinart, una delle star della sinistra ebraica negli Stati Uniti, scrive – come ha fatto alcuni giorni fa – che gli israeliani hanno perpetrato un pogrom, questa è una “calunnia del sangue”. Beinart non è né uno skin-head razzista né uno jihadista, ma così facendo legittima le innumerevoli pubblicazioni che accusano continuamente Israele di ogni possibile “crimine di guerra”, a maggior ragione perché lui è un ebreo che per di più si atteggia a sionista. Beinart ha pubblicato una rettifica, ma c’è qualcosa di spaventoso nella facilità con cui si dà credito ad ogni accusa contro Israele (e non alle sue smentite); c’è qualcosa di agghiacciante nell’insostenibile leggerezza con cui si trasforma Israele in un mostro. Non occorrono masse di teppisti per scatenare una nuova Notte dei Cristalli: basta che alcuni individui se ne assumano il compito, come a Bruxelles.
Quindi, sì: quello che è successo a Bruxelles, e non solo lì, è il risultato di menzogne e istigazione. E la responsabilità ricade anche su certi comportamenti di persone come Beinart.
(Fonte: YnetNews, 29 Maggio 2014)
http://www.israele.net/quellimpalpabile-confine-fra-critica-e-istigazione-allodio-sicuramente-scavalcato-dalle-menzogna-menzogne
#6Parvus
No, non accuserei i silenzi.
A seminare il nuovo antisemitismo è la canaglia antisionista, che ogni giorno PARLA per seminare odio antiebraico (antisraeliano dicono loro) e per trasformare i terroristi in pesci nel fiume.