Dieci domande a Hamas
Dieci domandine facili facili di cui non riesco a trovare le risposte.
1) Quanto avete investito in educazione, sanita’, occupazione, infrastrutture negli ultimi anni? E quanto nella costruzione di razzi e gallerie soterranee?
2) Di quanto è cresciuto il PIL nella striscia di Gaza rispetto ai vostri fratelli residenti in Cisgiordania?
3) Perchè continuate a ricevere gli aiuti umanitari che transitano attraverso i valichi dei vostri giurati nemici israeliani?
4) Perchè continuate ad utilizzare la corrente elettrica erogata dagli odiati israeliani?
5) Perchè gli egiziani hanno di fatto chiuso il valico di Rafah riducendovi a mendicare gli aiuti umanitari?
6) Per quale motivo l’Egitto ha completamente chiuso tutta la rete di gallerie sotterranee fra Gaza e l’Egitto mettendo così in ginocchio la vostra fiorente industria di contrabbando?
7) Perchè l’Egitto non si batte al vostro fianco liberandovi così dal giogo dell’occupazione sionista?
8) Perchè i vostri stessi fratelli palestinesi di Ramallah, Hebron, Nablus, Gerico e via andare non si uniscono alla vostra giusta lotta?
9) La religione musulmana permette l’uso indiscriminato di donne e bambini come scudi umani per votarli al sacrificio? Se si in nome di quale morale?
10) E soprattutto, se fate del martirio il vostro credo, la vostra fede, dove siete adesso quando avete un’ottima occasione per immolarvi in nome dell’Islam e raggiungere così le 72 vergini che vi aspettano in paradiso?
Scusate la mia profonda ignoranza se vi pongo dei quesiti così semplici, sono certo che riceverò le vostre risposte. Chiare e semplici.
Nella foto in alto: l’attuale leadership di Hamas intenta ad educare i bambini…
#1Emanuel Baroz
II vero nemico dei palestinesi è Hamas
Rifiuta la tregua e spara missili e bombe: ucciso un israeliano. Netanyahu ordina la ripresa dei raid.
di Carlo Panella
Hamas ha deciso di continuare a massacrare il popolo palestinese. La prova lampante si è avuta ieri, quando Bibi Netanyahu ha ordinato la sospensione immediata dei raid aerei sulla Striscia di Gaza dopo che il suo governo aveva accettato la proposta di tregua immediata dei combattimenti per aprire un rapido giro di negoziati con Hamas su proposta del presidente egiziano Fattah al Sisi. Ma Hamas ha rifiutato la tregua e ha continuato a tirare 50 razzi sul territorio israeliano, tutti intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Lanci che avevano solo uno scopo: obbligare Israele a riprendere i bombardamenti delle rampe di Hamas nella Striscia. Così è stato e nel primo pomeriggio, dopo alcune ore di sosta, Netanyahu ha ordinato al ripresa dei raid aerei. Un israeliano, il primo, è stato ucciso al valico di Eretz, ma da un colpo di mortaio, non intercettabile. Le truppe di terra israeliane continuano a sostare a ridosso del confine. La ragione del demenziale rifiuto di Hamas è semplice: mentre la sua ala politica era disposta ad accettare la sospensione dei combattimenti, l’ala militare, le Brigate Ezzedine al Qassam si è ribellata, ha considerato la proposta «una capitolazione» e ha imposto la continuazione dei combattimenti. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas ha dettato all’agenzia di stampa palestinese Maan un comunicato delirante: «Noi di Hamas non abbiamo saputo della proposta egiziana se non attraverso i media. Nessuno ci ha consultato sull’iniziativa, per questo è ovvio che non siamo tenuti al rispetto della tregua; l’obiettivo della nostra lotta è mettere fine all’oppressione contro la nostra gente in generale e la popolazione di Gaza in particolare e il cessate il fuoco non è il nostro obiettivo». Una mossa che spiazza le «anime belle» che imputano a Israele la responsabilità della guerra, che dimostra definitivamente che è solo Hamas a volerla per la semplice ragione che sa solo sparare razzi e che considera i danni ai civili solo uno strumento di propaganda. Spiazzato è anche Abu Mazen, che dimostra una volta di più di essere solo il «sindaco di Ramallah» – come è definito con spregio – e di non avere nessuna influenza su quella Hamas con cui si è alleato. Il governo «unitario» palestinese ha accettato la tregua, ma è irriso dalla sua componente di Hamas: il solito caos palestinese. Ugualmente irrisa dal rifiuto di Hamas è la Lega Araba, che aveva dato il suo avallo al piano egiziano.
La mossa spiazza anche i governi europei che sanno solo darsi l’obiettivo di una tregua, senza porsi minimamente quello indispensabile del disarmo completo di Hamas e che ora non sanno più che fare e che dire. J.F. Kerry si è limitato a prendere atto del rifiuto di Hamas, ha negato di volersi recare al Cairo per colloqui con al Sisi, mostrando una volta di più che ormai l’Amministrazione Obama si tiene irresponsabilmente estranea alle crisi mediorientali. Sempre nella mattinata di ieri un episodio illustra meglio di ogni trattato come la popolazione di Gaza non ne possa più di Hamas: una folla inferocita di palestinesi di Gaza ha preso a lanci di uova e scarpe (il massimo dell’offesa per gli arabi) l’auto del ministro della Salute di Hamas Jawad Awad in vista ad un ospedale, al rientro da un comodo – e sicuro – soggiorno in Egitto. Awad è stato costretto a una rapida e ingloriosa fuga.
(Fonte: Libero, 16 luglio 2014)
#2Emanuel Baroz
La guerra giusta di Israele
di Giulio Meotti
I militari israeliani interrompono le missioni militari contro Hamas quando scorgono nei radar la presenza di donne e bambini. I militari israeliani telefonano alle famiglie dei palestinesi vicine di casa di terroristi poco prima di lanciare un raid. I militari israeliani sgombrano intere aree palestinesi prima di una operazione, con le buone, non con il gas nervino, come Assad in Siria, o il fosforo, come gli americani in Iraq. I militari israeliani curano i palestinesi di Gaza nei propri ospedali.
Persino fra i cosiddetti “amici di Israele” sulla stampa italiana ipocrita è difficile dirlo, ma lo stato ebraico sta conducendo una guerra giusta con mezzi giusti, proporzionati, perfino troppo consoni con la giurisprudenza internazionale che sancisce il diritto all’autodifesa.
Nessun altro popolo del mondo è costretto a simili livelli di moralità nelle proprie guerre. Si dice che i palestinesi muoiano e che gli israeliani contino soltanto feriti. É vero, per adesso, perchè i terroristi usano i propri fratelli come scudi umani, perché spesso i palestinesi cercano il “martirio”, perchè di Israele non si contano le generazioni di invalidi da terrorismo.
Israele sta conducendo una guerra perchè una entità fanatica, genocida e illegale, Hamas a Gaza, sta bombardando da giorni il territorio ebraico, fino a Nahariya, che chi scrive ha visitato tempo fa, incuneata nell’alta Galilea, sotto il Libano. Altro che razzetti, sono missili con una gittata di 200 km di fabbricazione siriana, iraniana e cinese. A oggi, i terroristi palestinesi hanno un arsenale di 10.000 missili.
Dopo la caduta dei Talebani in Afghanistan, Gaza è diventato il primo stato terroristico al mondo. L’unica entità politica e territoriale al mondo che lavora per l’annientamento di un altro paese, così come l’Afghanistan dei Talebani era un campo di addestramento contro l’America. Assieme all’Area A della Cisgiordania, Gaza è anche il primo pezzo di “Palestina liberata”. L’opinione pubblica occidentale ha sanzionato il diritto di Hamas di ingaggiare la guerra santa contro Israele. Così il New York Times li chiama “militants”, non terroristi o jihadisti. Significa che è una guerra legittima. E’ una operazione ideologico-semantica che sminuisce il crimine dei terroristi e la sofferenza delle vittime israeliane.
Israele, l’unico pezzo di democrazia occidentale bombardata nel XXI secolo, ha diritto a questa guerra. Il mondo occidentale, che l’ultima guerra l’ha conosciuta settant’anni fa, non ha diritto a dare lezioni di morale ai figli e ai nipoti di chi venne abbandonato nei forni crematori.
(Fonte: Il Foglio, 15 luglio 2014)