Giornalista palestinese di Liberation cacciato dalla Striscia di Gaza su ordine di Hamas
Gaza – Hamas ha ordinato al giornalista nativo di Gaza Radjaa Abou Dagga, corrispondente dalla Striscia per il giornale francese Ouest France e collaboratore di Liberation di lasciare Gaza immediatamente . Lo denuncia lo stesso giornalista dalle colonne di Liberation in un articolo dal titolo “Le pressioni di Hamas sulla stampa”. Il cronista afferma di aver ricevuto l’ordine senza aver avuto nessuna spiegazione. Ma Dagga è conosciuto per il suo spirito critico.
Qualche giorno fa il reporter è stato convocato da membri del servizio di sicurezza del movimento islamista nei locali dell’ospedale Al Shifa, nel centro di Gaza. Il giornalista ha subìto un interrogatorio in piena regola a pochi metri dai feriti che affluivano nella struttura. I militanti che lo hanno sequestrato per alcuni minuti erano giovanissimi e portavano una pistola nascosta nella cintura. «Sono rimasto sorpreso dal loro modo di fare – afferma il giornalista – quando mi hanno lasciato andare mi hanno lanciato un avvertimento ben chiaro: «Per il tuo bene faresti bene a lasciare Gaza il più presto possibile». Secondo l’associazione Reporters sans frontieres nei giorni scorsi militanti di Hamas avrebbero minacciato diversi altri giornalisti palestinesi e stranieri.
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Nella foto in alto: una delle tante messe in scena creata dalla propaganda di Hamas non svelate da giornalisti conniventi
#1Emanuel Baroz
In che modo i media aiutano Hamas?
di Bassam Tawil (*)
“Sappiamo che Hamas usa gli scudi umani. Ma perché riportare questa notizia quando si è seduti nel bel mezzo della striscia di Gaza, circondati da uomini armati di Hamas?” si chiede un reporter di guerra, che vuole rimanere anonimo.
Oltre alla questione degli scudi umani c’è qualcos’altro che i media internazionali preferiscono ignorare: le esecuzioni sommarie di palestinesi accusati di “collaborazionismo” commesse nel corso delle ultime due settimane.
I media stanno aiutando Hamas a farla franca con i crimini di guerra. Hamas e i suoi propagandisti palestinesi continuano a sostenere che i movimenti islamisti non utilizzano i civili come scudi umani nella striscia di Gaza durante la guerra. Ma la verità è che Hamas ammette di usare civili innocenti come scudi umani per aumentare il numero delle vittime e screditare Israele agli occhi della comunità internazionale.
Tuttavia, quest’ammissione è passata inosservata alla maggior parte dei giornalisti e degli analisti occidentali. Molti reporter sembrano essere all’oscuro che gli alti dirigenti e i miliziani di Hamas trovino rifugio fra i civili e negli ospedali, soprattutto nello Shifa Hospital di Gaza City. È davvero una coincidenza che i portavoce di Hamas rilascino interviste ai media arabi e occidentali dai locali dello Shifa Hospital? Perché a nessuno è parso strano?
Naturalmente, i portavoce di Hamas, per attirare l’attenzione dei mezzi di comunicazione, fingono di andare a visitare i feriti in ospedale, mentre in realtà se ne stanno all’interno dell’edificio, sapendo bene che Israele non colpirebbe un sito così sensibile. Ciò che è inquietante è che i giornalisti stranieri non si sono preoccupati di chiedere (né hanno osato farlo) se qualcuno dei leader di Hamas e dei sedicenti portavoce si fosse nascosto all’interno del nosocomio, indipendentemente dalla risposta che avrebbero ricevuto.
Un inviato straniero ha spiegato che porre una domanda del genere avrebbe “messo in pericolo la mia vita”. Un altro ha ammesso davanti a un caffè che lui e i suoi colleghi erano troppo spaventati per riportare la notizia che avrebbe irritato Hamas e altri gruppi radicali.
Il 22 luglio Hamas e gli altri gruppi della “resistenza” palestinese hanno invitato gli abitanti della striscia di Gaza a non uscire di casa dopo le 23. Il monito, che è stato ignorato dalla maggior parte dei giornalisti, è stato pubblicato su molti siti web legati a Hamas. Ecco cosa fa: impone un vero e proprio coprifuoco agli abitanti della striscia di Gaza, nella speranza che essi siano uccisi o feriti da Israele. Ma questa, per quanto riguarda i media internazionali, è una notizia che ovviamente non vale la pena riportare.
Il 10 luglio sono emerse ulteriori prove dell’uso di civili come scudi umani da parte di Hamas. Il ministero degli Interni di Gaza ha pubblicato sul suo sito web in arabo un comunicato in cui si chiede ai residenti di non dare ascolto agli inviti israeliani di lasciare le proprie case, per evitare di essere feriti o uccisi dalle Idf, le forze di difesa israeliane.
Questo monito non è stato postato sul sito web in lingua inglese del ministero. Non sembra sorprendere che Hamas non voglia che il mondo sappia che i suoi dirigenti, dalle suite di lusso degli alberghi in Qatar e in altri Paesi, usino i civili come scudi umani.
Anche se quasi tutti gli inviati stranieri che si occupano del conflitto nella striscia di Gaza hanno degli “assistenti” di lingua araba, nessuno di questi “tuttofare” ha ritenuto necessario mettere in guardia i loro colleghi stranieri dai moniti lanciati da Hamas. Alcuni reporter occidentali, che sono venuti a conoscenza in seguito dell’avvertimento, hanno preferito far finta di nulla. Dopotutto, chi vuole avere seccature con Hamas, in particolar modo quando i suoi dirigenti e i combattenti sono molto nervosi e occupati a spostarsi da un nascondiglio all’altro? Fonti palestinesi hanno confermato che Hamas ha giustiziato almeno tredici palestinesi sospettati di “collaborazionismo” con Israele. Nessuno dei sospetti è stato processato e le esecuzioni sarebbero state eseguite nel modo più brutale, infliggendo varie torture dai violenti pestaggi alla rottura delle braccia e delle gambe.
Sempre secondo le fonti, Hamas gambizza altresì i sospetti “collaborazionisti” per impedire loro di muoversi. Molti altri, tra cui gli attivisti di Fatah, sono stati messi agli arresti domiciliari per volontà di Hamas. E anche di questo Hamas non vuole che i media internazionali parlino. Nemmeno uno dei giornalisti stranieri presenti nella striscia di Gaza ha menzionato nei suoi servizi le uccisioni brutali. Forse essi temevano di essere allontanati dal teatro di guerra e di essere inviati a svolgere il loro lavoro in un luogo anonimo.
Hamas è riuscita a evitare che i mezzi di comunicazione internazionali fornissero informazioni sulla perdita di vite umane tra gli appartenenti all’organizzazione. Ai reporter è stato permesso di parlare solo delle vittime civili. Avete visto qualche foto o avete letto qualche pezzo sugli uomini armati di Hamas? Ovviamente, no. La versione ufficiale è che non esistono. I giornalisti stranieri hanno soddisfatto le richieste di Hamas e continuano a evitare le notizie o le foto che mostrano un cinico sfruttamento dei civili innocenti in tempo di guerra da parte del movimento islamista. I mezzi di comunicazione si sono ancora una volta schierati nel conflitto israelo-palestinese. Così facendo, stanno aiutando Hamas a farla franca con i crimini di guerra.
(*) Gatestone Institute
Traduzione a cura di Angelita La Spada
http://www.opinione.it/esteri/2014/07/30/tawil_esteri-30-07.aspx
#2Emanuel Baroz
In un mare di informazione filtrata, solo alcuni si arrischiano a raccontare qualche scomoda verità.
Queste alcune delle corrispondenze che hanno attirato sui giornalisti le minacce di Hamas.
Mercoledì scorso, Peter Stefanovic dell’australiana Channel Nine News, ha scritto su Twitter: “Razzi di Hamas appena lanciati al di sopra del nostro hotel da un sito a circa duecento metri di distanza: praticamente un sito di lancio di missili alla porta accanto”.
John Reed, capo dell’ufficio di Gerusalemme del Financial Times, ha riferito d’aver visto “due razzi sparati verso Israele dai pressi dell’ospedale al-Shifa anche mentre venivano portate dentro delle vittime di bombardamenti”.
Il corrispondente del Wall Street Journal Nick Casey ha twittato martedì la foto di un funzionario di Hamas che usa l’ospedale Shifa per dare interviste ai mass-media, commentando: “Bisogna chiedersi come si sentono i pazienti mentre Hamas usa l’ospedale Shifa come come luogo sicuro in cui concedere interviste”. Il giorno successivo il tweet era già cancellato, ma gli account Twitter filo-Hamas hanno continuato a includerlo nella lista dei “giornalisti che a Gaza fabbricano bugie e passano informazioni a Israele” e che per questo “devono essere perseguiti”.
Domenica Janis Mackey Frayer, corrispondente della CTV canadese, ha scritto su Twitter d’aver visto nel quartiere Shejaiya di Gaza “diversi uomini armati di Hamas, uno coperto con un foulard da donna e l’arma che spuntava da sotto la mantella”. Anche lei è finita sulla lista dei giornalisti “perseguiti” da Hamas.
Anche Patrick Martin, del Globe and Mail, ha twittato il 20 luglio d’aver visto a Shejaiya “almeno due militanti armati travestiti da donna con le armi parzialmente nascoste sotto le vesti, mentre un altro portava l’arma stretta al petto, avvolta in una coperta, come se fosse un bebè”.
In una corrispondenza del Washington Post del 17 luglio si poteva leggere: “Durante la pausa, alcuni uomini in una moschea nel nord di Gaza hanno detto d’essere tornati per ripulire i vetri delle finestre in frantumi per il bombardamento del giorno precedente. Ma si poteva vedere che spostavano dei razzi all’interno della moschea”.
Il 21 luglio il corrispondente del quotidiano giapponese Mainichi ha scritto: “Hamas accusa Israele di massacrare civili. D’altra parte cerca di usare civili sfollati e giornalisti, fermandoli e usandoli come scudi umani. La tattica di Hamas degli scudi umani mira anche ai giornalisti. Ad un valico [di frontiera] hanno fermato una ventina di giornalisti che volevano uscire, dicendo che Israele aveva chiuso il valico. Ma quando ho telefonato al personale del valico delle Forze di Difesa israeliane mi hanno detto: ‘Non ci sono attacchi e siamo aperti come sempre’. Mentre ne stavamo discutendo, uomini di Hamas hanno gridato: ‘Fra cinque minuti gli israeliani bombarderanno, tornate subito tutti a Gaza’. E i giornalisti sono tornati tutti a Gaza. Anche durante il conflitto con Israele del novembre 2012 Hamas aveva chiuso i valichi in uscita”.
Anche Sophia Jones, corrispondente dal Medio Oriente per Huffington Post, ha twittato il 15 luglio: “Giornalisti, e pazienti palestinesi gravi che vorrebbero essere curati in Israele, sono bloccati a Gaza perché ora Hamas ha chiuso il confine”.
(Fonte: Jerusalem Post, 24 Luglio 2014)
http://www.israele.net/domanda-che-attendibilita-hanno-i-reportage-da-gaza
#3Daniel
29 luglio 2014 – L’aviazione israeliana ha attaccato la scorsa notte le case di alcuni capi di Hamas tra cui quella dell’ex “primo ministro” di Gaza Ismail Haniyeh. Secondo i rapporti d’agenzia, non ci sono state vittime perché la casa era stata sgomberata per tempo (i capi di Hamas, a differenza dei civili palestinesi, non fanno da scudi umani ma stanno nei rifugi, generalmente sotto gli ospedali).
29 luglio 2014 – Secondo fonti palestinesi, il comandante della Jihad Islamica, Ahmed Najem, è stato ucciso in un raid israeliano sul campo palestinese di Shabura. Colpiti anche, secondo fonti palestinesi, il “ministero delle finanze” di Hamas e l’emittente radio-tv Al Aqsa, organo ufficiale di Hamas (che tuttavia non ha interrotto le trasmissioni). Il portavoce della società elettrica di Gaza, Jamal Dardasawi, ha detto martedì che due granate di carro israeliane hanno colpito uno dei tre serbatoi di carburante della centrale elettrica della Striscia di Gaza. Secondo notizie d’agenzia, violenti scontri a fuoco martedì mattina tra terroristi e Forze di Difesa israeliane alla ricerca degli ingressi dei tunnel nel sobborgo di Saja’yya.
29 luglio 2014 – “Continua il nostro sforzo per individuare ed eliminare tutti i tunnel del terrorismo – ha dichiarato martedì mattina il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, Moti Almoz – Ieri abbiamo perso 5 soldati a causa di un’infiltrazione di terroristi nel kibbutz Nahal Oz, sventata appena in tempo. Dolorosamente dobbiamo ricordare che attentati di questo genere possono accadere in ogni momento e che gli attacchi del terrorismo continuano”.
29 luglio 2014 – Hamas continua a sparare razzi contro Israele. Nella notte e nelle prime ore di martedì mattina le sirene d’allarme hanno suonato a Tel Aviv, Holon, Bat Yam, Rishon Letzion, Lod, Nes Tziona, Ashdod e in tutta la regione centrale della Shefela. Almeno due razzi sono stati intercettati sopra Tel Aviv dal sistema anti-missile “Cupola di ferro”. Diversi i razzi palestinesi ricaduti all’interno della striscia di Gaza.
29 luglio 2014 – Sono cinque i soldati israeliani rimasti uccisi la scorsa notte nello scontro a fuoco con un commando di terroristi penetrato in Israele, nei pressi di Nahal Oz, attraverso un tunnel dalla striscia di Gaza. Sale così a 53 il numero dei militari israeliani caduti negli scontri con terroristi dall’inizio dell’operazione “Margine protettivo”; 36 i soldati feriti ricoverati al Soroka Medical Center di Be’er Sheva. In tutto sono attualmente 130 i soldati feriti ricoverati in vari ospedali israeliani.
29 luglio 2014 – Il Gran Mufti del Libano, Mohammed Rashid Qabbani, massima autorità sunnita del paese, ha invocato la jihad (guerra santa) contro Israele per liberare la “sacra terra di Palestina dall’occupazione straniera ebraica”. La jihad “è il dovere di ognuno di voi indipendentemente da quanti sacrifici possa comportare”, ha dichiarato Qabbani parlando nella moschea Mohammad al-Amin di Beirut, citato lunedì dal quotidiano libanese Daily Star.
29 luglio 2014 – Israele deve essere pronto a una lunga operazione a Gaza perché la missione non finirà fino a quando non sarà neutralizzata la minaccia dei tunnel del terrorismo. Lo ha detto lunedì sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso in tv alla nazione. Poco prima del discorso, le Forze di Difesa israeliane avevano sventato un tentativo di infiltrazione nel kibbutz Nahal Oz da parte di terroristi Hamas della striscia di Gaza. “Non termineremo l’operazione senza aver neutralizzato i tunnel che sono stati costruiti con il solo scopo di distruggere i nostri cittadini e uccidere i nostri figli – ha detto Netanyahu – Questo è il primo passo verso la smilitarizzazione della striscia di Gaza che deve essere parte di qualsiasi soluzione, e che la comunità internazionale deve esigere. Sapevamo che avremmo avuto giorni difficili. Oggi è uno di quei giorni difficili e dolorosi. Dobbiamo esercitare pazienza e determinazione, nella nostra lotta contro un’organizzazione terroristica omicida che cerca di annientarci. Non è tollerabile una situazione in cui milioni di cittadini di Israele vivono sotto la minaccia di morte per i razzi e i terroristi che si infiltrano dai tunnel: morte dall’alto e morte dal basso”. Netanyahu ha sottolineato che Hamas ha violato tutti i cessate il fuoco umanitari e respinto tutte le offerte di tregua. “Hamas è un nemico crudele non solo per noi – ha aggiunto – ma anche per i suoi cittadini. Non scenderemo a compromessi sulla sicurezza dei cittadini di Israele. Per questo dobbiamo essere pronti per un’operazione prolungata”.
29 luglio 2014 – “Se i capi di Hamas credono di poter continuare con le raffiche di missili, razzi e attacchi terroristici, si sbagliano di grosso”. Lo ha detto lunedì sera il Ministro della difesa israeliano Moshe Ya’alon in una conferenza stampa. “Se le organizzazioni terroristiche nella striscia di Gaza pensano di poter piegare lo stato di Israele e i nostri cittadini, nei prossimi giorni capiranno quanto si sbagliano. Continuano a sparare contro di noi, e noi li colpiremo duramente”.
29 luglio 2014 – Il capo di stato maggiore israeliano Benny Gantz ha confermato lunedì che l’esercito prende tutte le misure possibili per non causare vittime civili, ma ha ribadito l’esortazione ai civili palestinesi di tenersi a distanza dalle aree in cui opera Hamas. Gantz ha ribadito che Hamas è responsabile per l’esplosione di lunedì all’ospedale Shifa di Gaza.
29 luglio 2014 – Le Forze di Difesa israeliane hanno annunciato la morte di cinque soldati, tra lunedì pomeriggio e sera, negli scontri vicino e dentro la striscia di Gaza. Sale così a 48 il numero di soldati israeliani caduti nei combattimenti contro i terroristi dall’inizio dell’operazione “Margine protettivo”.
29 luglio 2014 – Terroristi dal Libano hanno tentato di colpire Israele, lunedì sera, con due razzi che tuttavia non hanno raggiunto il territorio israeliano, ricadendo all’interno del territorio libanese. Lo ha riferito la tv Canale Due, aggiungendo che il lancio di razzi ha fatto comunque scattare l’allarme anti-aereo nella regione dell’Alta Galilea.
29 luglio 2014 – Dopo aver avvertito lunedì pomeriggio gli abitanti dei sobborghi di Shejaia, Zeitoun e Jabalia ovest di evacuare immediatamente verso il centro della città di Gaza, le Forze di Difesa israeliane hanno aperto il fuoco d’artiglieria sulla zona di provenienza del commando di terroristi infiltrati nel kibbutz Nahal Oz.
29 luglio 2014 – Un commando di terroristi palestinesi si è infiltrato lunedì sera dalla striscia di Gaza in Israele, verosimilmente attraverso un tunnel, penetrando nel kibbutz Nahal Oz, vicino al confine, prima di essere individuato e messo in fuga dalla Forze di Difesa israeliane. Lo ha riferito la tv Canale Due aggiungendo che alcuni terroristi sono stati uccisi nel violento scontro a fuoco. In serata sono continuate le ricerche di altri eventuali terroristi, mentre i residenti delle comunità israeliane nell’area di Sha’ar HaNegev venivano sollecitati a chiudersi nelle case fino al cessato allarme. Il tentativo di attentato è stato rivendicato da Hamas.
29 luglio 2014 – Ziad Nakhleh, vice capo della Jihad Islamica palestinese, ha affermato lunedì che c’è completo accordo tra tutte le fazioni palestinesi a Gaza nel rifiutare il cessate il fuoco.
29 luglio 2014 – In un’intervista alla CBS di cui sono state diffuse alcune anticipazioni, il capo di Hamas Khaled Mashaal ha affermato che il popolo palestinese “è disposto a coesistere con gli ebrei e con altre religioni”, ma non a convivere con “l’occupazione e i coloni” (Hamas definisce “occupazione” e “coloni” lo stato di Israele e i cittadini israeliani).
29 luglio 2014 – Nei giorni scorsi Hamas ha sommariamente “giustiziato” più di 30 palestinesi accusati di collaborare con Israele (nella battaglia contro il regime terroristico di Hamas). Lo ha riferito lunedì l’agenzia di stampa palestinese Palestine Press News, citando fonti anonime della sicurezza locale.
29 luglio 2014 – Siria. Sono più di 2.000 i siriani riamasti uccisi in poco più di due settimane, nei combattimenti in corso nel paese. Lo hanno comunicato lunedì gli attivisti dell’opposizione anti-Assad. Di recente si è registrata una recrudescenza di violenti attacchi contro le forze governative da parte del gruppo islamista sunnita ex-qaedista “Stato Islamico (nell’Iraq e nel Levanto)”.
29 luglio 2014 – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha duramente criticato lunedì l’appello del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per una tregua immediata, dicendo che era formulato in modo da rispondere alle esigenze dei terroristi islamisti, trascurando del tutto la sicurezza di Israele. L’appello Onu, ha aggiunto Netanyahu, non menziona nemmeno la richiesta di smilitarizzare la striscia di Gaza, un principio già stabilito da precedenti accordi interinali con i palestinesi. Più tardi nella giornata, anche il Segretario di stato Usa John Kerry ha affermato che “qualsiasi processo per risolvere la crisi a Gaza in modo duraturo e significativo deve portare al disarmo di Hamas e di tutti i gruppi terroristici”.
29 luglio 2014 – Iraq. Tra domenica e lunedì la polizia ha trovato, abbandonati in diverse strade della capitale Baghdad, almeno 17 corpi crivellati di colpi (14 uomini e tre donne). Lo hanno detto fonti della sicurezza locale specificando che alcuni, legati e bendati, sono stati uccisi con colpi sparati a bruciapelo alla testa e al torace, mentre altri mostrano segni torture.
29 luglio 2014 – Almeno 160 bambini sono morti scavando i tunnel per i terroristi di Hamas. E’ quanto ammettevano le stesse fonti di Hamas citate in un articolo, scritto nel 2012 per il Journal of Palestine Studies, in cui si spiegava che “Hamas ha usato i bambini per scavare le numerose gallerie verso Israele ed Egitto”. L’autore dell’articolo, Nicolas Pelham, scriveva d’aver visto i lavori, nel dicembre 2011, accompagnato da una pattuglia della “polizia” di Gaza, e aggiungeva: “Nulla è stato fatto per impedire l’uso dei bambini nei tunnel dove, come nelle miniere di carbone dell’Inghilterra vittoriana, sono molto apprezzati perché piccoli e agili”.
29 luglio 2014 – Impegnati nelle operazioni anti-terrorismo nella striscia di Gaza, i soldati israeliani della comunità arabo-beduina inquadrati nel Battaglione 585 non sono potuti rientrare a casa, lunedì, per la festa di Eid al-Fitr che segna la fine del Ramadan. In sostituzione, l’esercito ha organizzato un barbecue celebrativo nella base operativa dell’unità, a Kerem Shalom, sul confine con Gaza.
29 luglio 2014 – Hamas ha respinto la proposta di cessate il fuoco egiziana dello scorso 15 luglio perché il preambolo comportava il riconoscimento di Israele sulle linee del ‘67 e la ripresa dei negoziati di pace, cose che Hamas non può accettare. Lo ha affermato sabato su Facebook il vice capo del politburo di Hamas, Moussa Abu Marzouk. (Per la verità, la versione in arabo dell’iniziativa di cessate il fuoco pubblicata sul sito del Ministero degli esteri egiziano non contiene alcun riferimento ai confini israeliani o alla ripresa dei negoziati di pace.)
(Fonte: Israele.net)
#4heinrich
…perchè il popolo di Gaza non si ribella e neutralizza i responsabili di hamas, causa delle loro sofferenze: unico mezzo per fermare Israele?…..