Le quattro vittime del supermercato: «In coda per la festa ebraica»
Resi noti i nomi delle vittime. La comunità ebraica in Francia: «Nessuna forza terrorista, nessuna violenza antisemita, impedirà agli ebrei di continuare a vivere».
Parigi, 10 Gennaio 2015 – Sono stati resi noti dalla comunità ebraica in Francia i nomi delle quattro vittime di Vincennes, uccise nel supermercato kosher Hyper Cacher, che si trova alla Porte de Vincennes, nel XII arrondissement di Parigi, da Amedy Coulibaly. Sono Yoav Hattab, Philippe Braham, Yohan Cohen, François-Michel Saada. Lo scrive il Crif, il Consiglio Rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia. Due di loro erano giovanissimi, poco più di vent’anni, erano nel market per comprare alimenti prima dello Shabbat.
– Il comunicato della comunità ebraica in Francia
«Questi cittadini francesi sono stati uccisi a sangue freddo e senza pietà, perché ebrei», scrive su Twitter il Crif. «Il Crif intende riaffermare che nessuna forza terrorista, nessuna violenza antisemita, impedirà agli ebrei di continuare a vivere, a visitare le loro sinagoghe, le loro scuole, imprese e sedi di comunità». La comunità invita tutti a ricordare le vittime sabato sera alle 18 davanti al municipio di Saint-Mande, prima di andare verso il supermercato della strage alle 18:30.
– La Grande Sinagoga di Parigi chiusa per lo Shabbat
La Grande Sinagoga di Parigi a rue de la Victoire è rimasta chiusa per lo Shabbat dopo il doppio attacco terroristico di ieri. È la prima volta che accade dopo la seconda guerra mondiale. Neppure dopo la liberazione degli ostaggi e l’uccisione dei terroristi, il luogo di culto ebraico è stato riaperto.
(Fonte: Corriere della Sera, 10 Gennaio 2015)
Nella foto in alto: il blitz delle forze speciali francesi grazie al quale è stato ucciso il terrorista Amedy Coulibaly e sono stati liberati gli ostaggi che teneva sotto la minaccia delle armi
#1Emanuel Baroz
Terrore a Parigi: 4 morti nel sequestro di un supermarket kosher
http://www.progettodreyfus.com/terrore-a-parigi-4-morti-nel-sequestro-di-un-supermarket-kosher/
#2Daniel
Dopo Charlie Hebdo, basta con due pesi e due misure!
di Claudio Pagliara
PECHINO. Quando arrivai a Gerusalemme, all’alba del 19 agosto del 2003, il volo notturno Parigi – Tel Aviv era carico di ebrei parigini in fuga. Israele era sotto attacco terroristico eppure sceglievano di tornare nella terra degli avi, in prima linea, piuttosto che assistere impotenti in Francia alla crescita del nuovo antisemitismo di stampo islamista. Dopo ciò che e’ accaduto nelle ultime 50 ore – l’11 settembre dell’Europa – come dar torto a quei miei compagni di viaggio che stavano facendo alyia?
La sera stessa del mio arrivo, a Gerusalemme un terrorista di Hamas si travesti’ da ebreo ortodosso, al Muro del Pianto sali’ sull’autobus numero 2 e dopo poche fermate si fece saltare in aria, ammazzando 25 persone, la meta’ bambini. Attentati del genere , in quei primi anni Duemila, erano realtà quotidiana in Israele. Eppure, buona parte della stampa Occidentale – quella francese in testa – era schierata contro il falco Ariel Sharon che aveva lanciato “Defensive Shield” per sradicare l’infrastruttura del terrorismo palestinese nei Territori.
In queste ore, le democrazie occidentali si sono schierate compatte con la Francia nella sua “caccia all’uomo” che ha preso le sembianze di una vera e propria guerra, con 80 mila poliziotti e soldati mobilitati. Perché Israele non può contare sulla stessa granitica solidarietà quando, oggi come ieri, e’ colpita al cuore da un terrorismo che ha la stessa identica matrice di quello che ha aperto il fuoco contro la redazionedi Charlie Hebdo?
Nei confronti del terrorismo islamista ci sono sempre stati due pesi e due misure. A denunciarlo, per quanto strano possa apparire, e’ oggi la Cina, anch’essa sotto attacco terroristico. Il quotidiano semi ufficiale Global Times critica la stampa occidentale per la sua ritrosia nel definire terroristici gli attentati compiuti dagli estremisti musulmani nello Xinjiang, che negli ultimi tempi hanno fatto decine di vittime.
E’ ora di dire basta. E’ giusto ricordare alla Cina che il sistema giuridico opaco non garantisce il rispetto dei diritti civili degli imputati. E’ giusto spingere israeliani e palestinesi ad un accordo di pace. Ma il mondo civile deve fare fronte comune per distruggere i nuovi barbari del XXI secolo.
(Fonte: ITACA, blog di Claudio Pagliara, 9 gennaio 2015)
#3Emanuel Baroz
L’esodo degli ebrei: la grande fuga da Parigi verso Israele e gli Stati Uniti
di Glauco Maggi
L’attacco di oggi venerdi’ 9 gennaio al supermercato di Parigi che vende cibo kosher, e quindi frequentato solo dagli ebrei, e’ solo l’ultimo, sanguinoso, atto di antisemitismo violento che ha colpito la Francia. Protagonisti dell’azione terroristica iniziata con l’eccidio dei giornalisti di Charlie Hebdo mercoledi’ sono militanti islamici legati ad Al Qaeda o all’ISIS, ma non sono corpi estranei alla societa’ francese: sono nati a Parigi da immigrati algerini, e sono parte del 10% di musulmani che fanno parte della popolazione francese, di cui la meta’ e’ costituita da convertiti. L’antisemitismo, peraltro, non e’ solo radicato tra gli islamici, diffuso com’e’, da sempre, in una opinione pubblica ideologizzata di sinistra che simpatizza per la causa palestinese ed e’ anti israeliana e antiamericana. Essendo di gran lunga piu’ numerosi degli ebrei, i partiti di governo, finora, non hanno mai voluto ammettere la profondita’ e la pericolosita’ della crisi che minaccia la sicurezza della piccola comunita’ ebraica di 500 mila persone. Dall’anno scorso, la reazione dei “nuovi ebrei perseguitati” dai nazi-islamisti e dagli antisemiti “normali” e’ stata quella di mettersi in salvo all’estero. L’episodio odierno e’ destinato ad accelerare questo esodo, gia’ abbondantemente registrato dalle statistiche degli arrivi di nuova immigrazione ebraica in Israele e negli Stati Uniti, le destinazioni preferite.
Il ministero per l’Assorbimento degli Immigrati si aspetta che sorgeranno ben presto quartieri “Little Paris” a Gerusalemme, a Tel Aviv e a Netanya, visto che le previsioni del ministro Sofa Landver sono di un arrivo di almeno 10mila nuovi esuli nel 2015, dopo che i francesi ebrei sono gia’ diventati la prima nazionalita’ di immigrati nel corso del 2014 con 7000 trasferimenti, il doppio di quelli che erano arrivati nel 2013. In tre anni, sara’ quindi raggiunta la cifra di 20mila franco-israeliani, pari al 4% della popolazione. A rafforzare la previsione sull’esodo in corso e’ un sondaggio condotto dalla Siona, organizzazione di ebrei francesi sefarditi che ha sede a Parigi: il 74% egli interpellati sta pensando seriamente di lasciare la Francia.
Gli attacchi contro gli ebrei sono cresciuti a partire dagli inizi del 2000, culminando con l’assassinio nel 2003 di un popolare DJ francese ebreo ad opera di una organizzazione di giovani islamici. Da allora, c’e’ stato l’assassinio nel 2012 di un rabbino e di tre bambini per mano di un estremista musulmano seguito da una serie di attacchi di arabi ad ebrei nelle metropolitane. Durante cortei pro Palestina di militanti musulmani e di gruppi di sinistra sono stati attaccati negozi posseduti da ebrei, con slogan tipo “gassate i giudei” e “uccidete gli ebrei”.
“Quando gli ebrei cominciano a scappare in massa da un paese, e’ la prova che l’antisemitismo ha superato il livello di guardia, che e’ ormai troppo tardi”. Lo avevo scritto in un articolo sul mio BLOG lo scorso settembre, riportando l’esodo verso l’America, in sordina, raccontato da avvocati di New York che curano gli interessi di facoltose famiglie ebree e le assistono nel viaggio senza ritorno verso Manhattan. “E quando gli ebrei ricchi, di classe sociale e di ricchezza piu’ elevate, cominciano ad emigrare in pochi, in silenzio, mettendo in salvo i capitali e se stessi, questa e’ la spia di un antisemitismo ancora nella sua fase ‘infantile’, in incubazione ma in crescita verso livelli d’allarme: i primi a capirlo sono gli ebrei piu’ avveduti, e che hanno piu’ da perdere. E’ questo lo stadio in cui si trova oggi la Francia, a giudicare dal forte incremento di attivita’ degli studi legali americani specializzati in immigrazione e trasferimenti di capitali. Una prima testimonianza del fenomeno in corso e’ stata fornita dall’avvocato Marlen Kruzhkov in una intervista a Polly Mosendz, che l’ha pubblicata sul New York Observer. Finora, nel 2014, solo tra i suoi clienti ci sono gia’ state diverse dozzine di famiglie facoltose “in fuga”, un balzo corposissimo rispetto al pugno di “traslochi” dell’anno scorso. Le famiglie, di solito con figli, per le quali ha operato finora il legale hanno una media di ricchezza tra i 50 e i 70 milioni di dollari. In totale, gli spostamenti di capitali ammontano ad un valore di 1,44 miliardi di dollari, in investimenti per lo piu’ immobiliari. La prima e fondamentale motivazione addotta dagli emigranti di lusso, nelle interviste preparatorie con l’avvocato newyorkese, non sono le tasse francesi”, avevo riportato allora. Purtroppo, un presagio che si e’ avverato in fretta. Ora gli ebrei francesi, in massa, si sentono piu’ sicuri a Gerusalemme che in Francia.
(Fonte: Libero, 9 Gennaio 2015)
#4Emanuel Baroz
Il Corano insegna a uccidere. Nei versetti istruzioni ai killer
Nessun musulmano può contravvenire al divieto di raffigurare il Profeta, neppure i sedicenti «moderati». Chi infrange la regola è condannato a morte dal libro sacro.
di Magdi Cristiano Allam
Se un domani anche in Italia dovesse verificarsi un attentato atroce come quello che il 7 gennaio ha insanguinato la redazione di Charlie Hebdo, non dovremo sorprenderci. Perché anche da noi ci sono le condizioni che lo consentono: il convincimento di tutti i musulmani, moderati ed estremisti, che la raffigurazione di Maometto, ancor di più se in chiave satirica, sia inammissibile e da sanzionare; l’impegno ad accreditare l’islamofobia, ovvero il divieto di criticare l’islam, inteso come reato alla stregua del razzismo nei confronti di una comunità etnico-confessionale; il sostegno da parte di fasce della popolazione, prevalentemente nell’ambito cattolico e della sinistra, alla legittimazione dell’islam, alla proliferazione delle moschee e l’attribuzione ai musulmani di uno statuto giuridico che riecheggia la sharia, come a esempio il riconoscere gli effetti civili della poligamia; la presenza di terroristi islamici reduci dai campi delle loro guerre sante in Siria e Irak che potrebbero scatenarsi in qualsiasi momento.
Nessuno dei sedicenti musulmani moderati, pur condannando la strage di Charlie Hebdo, ha difeso il diritto della libertà d’espressione o per esempio twittato #jesuischarlie. Perché nessun musulmano potrebbe contraddire sia il divieto assoluto di rappresentare Maometto sia il reato di blasfemia che, secondo la sharia, sono entrambi sanzionabili con la condanna a morte. L’aniconismo, il culto privo di immagini, si rifà a un detto attribuito a Maometto secondo cui «a un individuo che ritrae un essere vivente verrà chiesto di infondergli la vita» e costui «verrà torturato fino al Giorno del giudizio». Secondo Maometto essendo solo Allah il Creatore della vita, l’individuo che ritrae un essere vivente tenterebbe di sfidare e di competere con Allah. Questo divieto viene suffragato da cinque versetti coranici (Sura LIX, L’esodo, 24; Sura III, La famiglia di Imran, 6; Sura VII, Il Limbo, 11; Sura XL, Il Perdonatore, 64; Sura V, La tavola imbandita, 90). Ebbene, se è solo l’islam integralista a prescrivere il rifiuto di tutte le immagini di esseri viventi perché potrebbero essere idolatrate (ed è ciò che ha portato i terroristi islamici ad abbattere i Buddha in Afghanistan o le statue cristiane), tutte e quattro le scuole giuridiche dell’islam sunnita (hanafita, sciafiita, malikita e hanbalita) concordano sul divieto di rappresentare Allah, Maometto e i profeti citati nel Corano.
Così come tutti i musulmani riconoscono che, sulla base della sharia, la legge islamica, tutti coloro che commettono blasfemia criticando Allah, il Corano o Maometto devono essere condannati a morte. La legge sulla blasfemia è ufficiale in Pakistan ma è di fatto vigente in tutti i Paesi musulmani, dove le pene possono essere diverse, fermo restando la condanna del reato.
La strage di Charlie Hebdo non si sarebbe verificata se non fossero stati i musulmani «moderati» della Grande Moschea di Parigi e dell’Uoif (Unione delle organizzazioni islamiche in Francia) ad accusare il settimanale satirico di blasfemia e a trascinarlo in tribunale nel 2007, sollevando un clima d’odio condiviso dalla miriade di associazioni autoctone per i diritti degli immigrati e dei musulmani e taluni ambienti cristiani e cattolici, su cui si è successivamente innestato il terrorismo delle bombe e dei kalashnikov al grido di «Allah è grande, vendicheremo il profeta». Ecco perché la strage di Charlie Hebdo è un simbolo della contiguità e della consequenzialità del pensiero e delle azioni dei moderati e dei terroristi islamici.
Un attentato atroce simile potrebbe verificarsi in Italia anche perché il nostro Paese condivide con la Francia e altri Paesi europei la presenza di terroristi islamici nostrani, con cittadinanza italiana o residenti fissi, reduci dai campi di battaglia in Siria e Irak. Il 7 gennaio verrà ricordato come l’evento che ha segnato l’affermazione del terrorismo islamico autoctono ed endogeno in Europa, perpetrato da terroristi islamici europei, sferrato sul suolo europeo, le cui vittime sono europee. Sono i frutti avvelenati del relativismo religioso, del multiculturalismo, dell’islamofilia e della globalizzazione monca. Ma l’abbiamo capito che stiamo subendo una guerra scatenata nel nome dell’islam in cui tutti i musulmani condividono l’obiettivo di islamizzarci, divergendo soltanto sui mezzi per perseguire lo stesso fine? Siamo consapevoli che in questa guerra o combattiamo per salvaguardare la nostra civiltà laica e liberale dalle radici cristiane o saremo sottomessi all’islam?
(Fonte: Il Giornale, 9 Gennaio 2015)
#5Daniel
Francia: la Comunità Ebraica piange le quattro vittime. Hollande: “Un attacco antisemita”
Yoav Hattab, Philippe Braham, Yohan Cohen, François-Michel Saada: questi i nomi delle quattro vittime dell’attacco a un negozio kasher avvenuto venerdì 8 gennaio a Parigi, due giorni dopo l’assalto alla redazione del magazine Charlie Hébdo e solo un giorno dopo la sparatoria a Montrouge, in cui è morta una donna poliziotto e un altro è rimasto ferito. Yoav Hattab, 21 anni, era figlio del gran rabbino di Tunisi, Yohan Cohen aveva 22 anni, Philippe Braham una quarantina d’anni e Francois- Michel Saada una sessantina. Fra le vittime non vi sono bambini, come invece inizialmente is era temuto, dato che nel negozio erano presenti alcuni minori (fra cui un neonato, figlio di una ragazza belga).
Stando a quanto riporta il Corriere.it, una delle quattro vittime – ancora non si sa chi – ha cercato di rubare la pistola all’attentatore lasciata sul banco, ed è stato freddato sul colpo. Mentre Lassana Bathily, 24enne dipendente del negozio ha nascosto almeno cinque persone nella cella frigorifera. «Ho detto loro di calmarsi e di non fare rumore, perché se ci avesse scoperto ci avrebbe uccisi», ha raccontato lui stesso alla televisione francese Bfmtv. Il giovane ha poi spento la luce e l’impianto di raffreddamento e si è messo in contatto con la polizia all’esterno del negozio facilitando il blitz delle forze speciali.
Manifestazione in solidarietà
Il Consiglio degli ebrei francesi ha organizzato una manifestazione per sabato sera, con ritrovo alle 18.00 davanti al municipio di Saint-Mandé per poi dirigersi alle 18.30 davanti al minimarket. Intanto su Twitter, oltre all’hashtag #je suisCharlie e a quello #jesuisAhmed per il poliziotto ucciso durante all’attacco a Charlie Hebdo, si è aggiunto #jesuisjuif (sono ebreo) con decine di migliaia di tweet anche da parte di musulmani.
La Grande Sinagoga di Parigi a rue de la Victoire è rimasta chiusa per lo Shabbat dopo il doppio attacco terroristico di ieri. È la prima volta che accade dopo la seconda guerra mondiale. Neppure dopo la liberazione degli ostaggi e l’uccisione dei terroristi, il luogo di culto ebraico è stato riaperto.
François Hollande: “Un atto antisemita terrificante”
Nel discorso alla nazione, il presidente François Hollande ha definito l’attacco al negozio kasher un atto antisemita terrificante”. “Questi squilibrati non hanno nulla a che vedere con la religione musulmana”, ha quindi aggiunto. “Le minacce nei confronti della Francia non sono finite – ha detto in diretta tv il presidente francese -. Vi lancio un appello alla vigilanza, all’unità e alla mobilitazione. Usciremo da questa prova ancora più forti”, ha quindi aggiunto. Dobbiamo essere “implacabili davanti al razzismo e all’antisemitismo” e “capaci di rispondere agli attacchi con la forza ma anche con la solidarietà. Noi siamo un popolo libero, che non cede a nessuna pressione, che non ha paura, perché difendiamo un ideale più grande di noi”.
http://www.mosaico-cem.it/articoli/primopiano/francia-la-comunita-ebraica-piange-le-quattro-vittime-hollande-un-attacco-antisemita