Pd e Palestina: un’assurda mozione da accantonare
Matteo Renzi dovrebbe imporsi sui suoi colleghi di partito decisi a votare un documento sbagliato: non si tiene conto del fatto che Gaza è nelle mani di Hamas, il gruppo che vuole la scomparsa degli ebrei in Terra Santa.
di Pierluigi Battista
Sempre molto determinato a battere il conservatorismo che ancora paralizza il suo partito, si tratti di Jobs act o di riforme istituzionali, il premier Matteo Renzi, che certo non vuole male allo Stato di Israele, dovrebbe imporsi anche con i suoi amici del Pd decisi a votare un’assurda mozione pro Palestina. L’assurdità ovviamente non sta nell’auspicare la nascita di uno Stato palestinese, ma nel non voler vedere che oggi una parte del territorio palestinese, Gaza, è nelle mani di Hamas: un gruppo che non vuole riconoscere lo Stato di Israele, che vuole eliminare tutti gli ebrei che inquinano la terra sacra, e che fa parte della jihad che oggi sta scatenando l’offensiva antiebraica anche in Europa.
Mentre invece si sta imponendo un altro pregiudizio, fuorviante e pericoloso: che sia Israele il nemico della pace, che sia Israele a non voler imboccare la strada maestra di «due popoli, due Stati». È una manipolazione della storia. È un accecamento collettivo. E anche una vergogna, quando la demonizzazione di Israele si traduce nel boicottaggio organizzato delle merci israeliane, quando le università europee chiudono la porta in faccia agli studiosi israeliani, un concentrato di incultura, ignoranza antiscientifica, fanatismo e antisemitismo che certo non ha bisogno di mozioni ambigue per alimentare un’atmosfera in Europa così ammorbata da costringere, dicono gli ultimi dati, un ebreo su quattro ad andare via dal Vecchio Continente.
Poi si può dire tutto il male possibile dei governi israeliani, della loro cecità, di una politica che non ferma ma anzi incentiva nuovi insediamenti nelle terre che dovrebbero formare l’ossatura di un futuro Stato palestinese. Ma intanto un partito come il Pd non può far finta di non vedere che quella di Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente, che la sua opinione pubblica è divisa come in tutte le democrazie che accettano il pluralismo politico e culturale. Provate a entrare in una libreria di Tel Aviv e di Gerusalemme: troverete tutti i testi più critici dell’antisionismo ebraico, troverete tutti i testi di un grande intellettuale palestinese scomparso come Edward Said, censurato e boicottato dalla dirigenza palestinese sin dai tempi di Arafat, troverete critica durissima ai governi di destra e di sinistra. Provate e entrare in una libreria di tutte la capitali dei Paesi mediorientali che fanno la guerra santa ad Israele: solo propaganda di regime, tutto censurato, tutto sotto un controllo totalitario.
In Israele si discute apertamente della politica nei confronti dei palestinesi e delle condizioni che potrebbero portare a una convivenza stabile tra due popoli e due Stati. A Gaza regna il terrore. Lo stesso Abu Mazen sembra prigioniero della sua impotenza politica. Se le mozioni pro Stato palestinese avessero un minimo di equilibrio chiederebbero tassativamente che le componenti della leadership palestinese accettassero senza indugio la legittimità dello Stato di Israele. In caso contrario, non sarebbe solo una scelta pericolosa, ma si configurerebbe come un accanimento nei confronti dello Stato ebraico. Il Partito democratico non può permettersi di commettere un errore tanto colossale.
Poi ci sarebbe anche una questione di banale opportunità, questo sospetto impegnarsi per mettere spalle al muro Israele mentre profanano i cimiteri ebraici, fanno strage nei supermercati kosher, fanno scempio dei simboli della Shoah. Ma mettiamo tra parentesi l’opportunità, e accettiamo anche l’argomento ambiguo ma molto diffuso che considera ricattatorio mettere in relazione l’antisemitismo scatenato con le botte in testa diplomatiche allo Stato di Israele. Solo che questa identificazione viene fatta propria, interamente e senza residui, esattamente da chi sta facendo dell’antisionismo la bandiera del nuovo, omicida, aggressivo, stragista antisemitismo. Non vedere questa connessione, far finta che non esista alcuna correlazione tra chi spara missili da Gaza per uccidere il maggior numero possibile di ebrei israeliani e le cellule jihadiste che hanno deciso di perseguitare gli ebrei europei è davvero una prova di cecità. E allora se una mozione parlamentare si rivolgesse ad ambedue le parti e costringesse Hamas a riconoscere l’esistenza dello Stato di Israele almeno si sarebbe raggiunto un minimo di equilibrio. Non un atto che tenga conto della storia, perché a Camp David Israele è stato a un passo da una serie di concessioni che avrebbero dato vita allo Stato palestinese. Ma per lo meno una sollecitazione che non apparisse come un gesto di deliberato isolamento di Israele.
Dunque Matteo Renzi dica al Pd di non farsi trascinare nella follia di una delegittimazione unilaterale di Israele e proprio in un momento come questo, proprio quando l’Isis dimostra tutta la sua pericolosità, proprio quando a Parigi e Copenaghen l’offensiva fondamentalista dimostra un’aggressività e una pericolosità assoluta. Una mozione da accantonare. Un tragico errore da non commettere.
(Fonte: Corriere della Sera, 20 Febbraio 2015)
#1Emanuel Baroz
QUELLO CHE NON CI DICONO
Khaled Abu Toameh è un giornalista arabo che vive a Gerusalemme. Aprendo il suo profilo Twitter si possono scoprire davvero tante notizie che a noi non arrivano.
Ecco qualche esempio:
– Due giorni fa un ragazzo palestinese di 19 anni è finito in ospedale per esser stato malmenato dagli agenti di sicurezza dell’Autorità Palestinese a Hevron.
– Nello stesso giorno, l’Autorità Palestinese ha fatto arrestare 20 palestinesi considerati fuorilegge, durante una operazione di sicurezza nel campo profughi di Balata, vicino Nablus.
– Solo nel 2014, sono state 16 le donne palestinesi ammazzate per delitti d’onore.
Se non avete sentito nulla di tutto ciò dalla stampa italiana e internazionale chiedetevi perché: per questi fatti non si può incolpare Israele.
Ergo, non fanno notizia.
https://it-it.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/771540476255649/?type=1
#2Emanuel Baroz
Perché votare il riconoscimento della Palestina è un errore
di Noemi Cabitza
L’altro ieri si è diffusa la notizia che il Parlamento italiano si accingeva a votare il riconoscimento dello Stato di Palestina, decisione poi slittata non si sa bene a quando. Ma è solo questione di tempo, il provvedimento è solo rimandato. Ora io vorrei spiegare alcuni motivi per i quali votare un riconoscimento unilaterale della Palestina è un errore gravissimo, un errore capitale per uno Stato democratico come l’Italia.
Primo motivo: quale Palestina? – La Palestina ha confini piuttosto labili (per non dire inesistenti) ed è chiaramente spaccata in due tra Cisgiordania e Striscia di Gaza. Un accordo si era raggiunto con gli accordi di Oslo che però l’allora Presidente della OLP, Yasser Arafat, fece di tutto per demolire dopo averli accettati in quanto praticamente concedevano ai palestinesi ogni loro pretesa. Nella cosiddetta Palestina attuale esistono due governi, uno illegittimo, quello di Abu Mazen in Cisgiordania, e uno terrorista, quello di Hamas nella Striscia di Gaza. Quindi, quale Palestina si intende riconoscere? Quella di Abu Mazen o quella di Hamas? Questo punto non è chiaro.
Secondo motivo: quale Governo in Palestina? – Ora, nel momento in cui si riconosce uno Stato oltre a dar per scontato che abbia confini ben definiti (e non è il caso della Palestina) si da per scontato che abbia anche un Governo. Come ho detto sopra ci sono però due governi, uno illegittimo (il mandato di Abu Mazen è scaduto il 23 novembre del 2008) e uno terrorista. Con quale Governo si intende riconoscere la Palestina? Quello terrorista oppure quello illegittimo? Anche questo punto non è chiaro.
Terzo motivo: quale forma di Governo? – Ammesso che si decina per uno dei due governi, si suppone che tale organismo governi in base ad una Costituzione o a uno statuto. Ebbene, non ci risulta che ci sia una Costituzione democratica né nel Governo in Cisgiordania né, tantomeno, in quello di Gaza. In compenso abbiamo due statuti su cui si basano i due Governi, quello di Fatah e quello di Hamas. In entrambi gli statuti non solo non c’è alcun cenno a forme di governo democratico ma, sempre in entrambi, uno dei principi cardini (ben evidenziato) è la distruzione di Israele. Quindi, allo stato attuale riconoscendo la Palestina (qualsiasi Palestina) si riconosce uno Stato che per statuto ne vuol distruggere un altro. Non mi sembra una cosa che collimi con gli ideali di democrazia su cui si basano le nostre leggi.
Quarto motivo: i palestinesi lo vogliono veramente? – Questa è una domanda che si fanno in pochi: cosa comporta la creazione di uno Stato? Prima di tutto uno Stato indipendente (come dovrebbe essere la futura Palestina) ha bisogno di un sistema di welfare, di un sistema sanitario, di un sistema monetario, di un sistema scolastico, un sistema economico ecc. ecc. Allo stato attuale non c’è nulla di tutto questo in quanto la Palestina dipende completamente dagli aiuti internazionali e come sistema sanitario, monetario ed economico dipende esclusivamente da Israele. Non si ha alcuna notizia che la ANP o Hamas stiano studiando almeno uno di questi sistemi che pure sarebbero indispensabili per la creazione di un qualsiasi Stato indipendente. Allora la domanda è la seguente: lo vogliono veramente un loro Stato o è tutta una manovra per continuare a prendere tempo e ottenere ulteriori vantaggi dalla comunità internazionale? D’altra parte se lo avessero veramente voluto lo avrebbero ottenuto sin dal 1993, cioè dagli accordi di Oslo. Forse è più comodo per i palestinesi rimanere così.
Quinto motivo: riconoscereste un governo di ladri e corrotti? Dove sono i soldi della comunità internazionale? – Uno Stato indipendente deve rendicontare alla comunità internazionale che uso ne fa degli aiuti economici (e non) che ottiene. La Palestina sembra essere l’unica ad esserne esente. E’ ampiamente provato che miliardi di dollari donati dalla comunità internazionale per lo sviluppo della Palestina sono letteralmente spariti nel nulla. Una nostra inchiesta presso la Commissione Europea ha dimostrato che le infrastrutture pagate dai contribuenti europei non sono mai state costruite. Riconoscere questa Palestina significa quindi legalizzare il furto di miliardi di dollari e accettare uno Stato governato da ladri e corrotti. E siccome in Italia a voler riconoscere la Palestina sono proprio quei partiti che blaterano continuamente contro il ladrocinio e la corruzione, non è una cosa del tutto incoerente appoggiare un simile Governo?
Sesto motivo: riconoscere la Palestina significa appoggiare il terrorismo – Dello statuto di Hamas e di al-Fatah ne abbiamo già parlato, ma pochi sanno che la ANP e la OLP sono sotto processo per terrorismo in una corte federale di New York. Inoltre l’attuale Governo di Unità Nazionale palestinese comprende Hamas, cioè un gruppo terrorista. Non sono due buoni motivi per non riconoscere uno Stato che si basa quasi esclusivamente sul terrorismo? Ed è quindi sbagliato dire che un eventuale riconoscimento della Palestina significherebbe a tutti gli effetti appoggiare il terrorismo?
Mi fermo qui per il momento perché di motivi per non votare per il riconoscimento della Palestina ce ne sarebbero a decine, a partire dal fatto che la nascita di uno Stato non può essere una decisione unilaterale o imposta da altri, ma deve essere il frutto di trattative (come per esempio è successo di recente per il Sud Sudan). Quello che mi premeva evidenziare a tutti coloro che sono così bramosi di riconoscere la Palestina perché credono che questo possa facilitare la pace, è che non basta alzare una bandiera per costruire uno stato, non basta chiamare Palestina un fazzoletto di terra per creare un popolo. Noi siamo favorevoli alla creazione di uno stato palestinese e come noi crediamo lo siano molti israeliani, ma non a queste condizioni, non favorendo terroristi, ladri e corrotti, ma soprattutto non senza trattative.
http://www.rightsreporter.org/perche-votare-il-riconoscimento-della-palestina-e-un-errore/
#3Yoram Attias
appunto….. trattative ? quando di fatto c’è una annessione strisciante ? Anzi di fatto la cisgiordania è già stata annessa, con tanti saluti ad uno stato ebraico.Un po di onesta politica non farebbe male.