I vignettisti che andranno a irridere l’Olocausto hanno pubblicato anche sui giornali italiani
di Giulio Meotti
La Repubblica islamica dell’Iran ha da tempo elevato le vignette a strumento di un negazionismo e antisemitismo deliranti. Nel 2006, su iniziativa del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Teheran organizzò il primo concorso internazionale per le vignette che sbeffeggiano l’Olocausto (nella foto la vincitrice di quell’edizione). Alle pareti della sala di Tabriz dove si svolse il primo concorso giganteggiava il ritratto di Khomeini, l’imam che ha annunciato al mondo: “Il regime che occupa Gerusalemme va cancellato dalle pagine della storia“. Ahmadinejad decise di raccogliere le vignette in un libro, intitolato “Olocausto”, con immagini di ebrei che varcano le camere a gas e il numero “5,999,999”. La seconda edizione si celebrerà a maggio ed è stata decisa dopo la strage di Charlie Hebdo a Parigi. In una lettera al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, ha esortato la comunità internazionale a condannare l’evento che “legittima la negazione dell’Olocausto e svilisce la morte di milioni di ebrei assassinati“. Il segretario del concorso, Masoud Shojaei-Tabatabaei, ha detto che il festival è progettato “per evidenziare il doppio standard mondiale nella difesa delle caricature di Maometto” e “per chiedersi perché i palestinesi sono ‘oppressi in compensazione’ per l’Olocausto“. Una sezione del concorso stabilirà un paragone fra Israele e il nazismo, “Benjamin Hitler e Adolf Netanyahu”. Il vincitore riceverà 12 mila dollari.
L’Iran ha annunciato i nomi dei 312 artisti che hanno spedito i lavori e che saranno esposti a Teheran dal 9 maggio. Gran parte sono iraniani, ma molti vengono anche dall’Europa. Gli italiani saranno la pattuglia più nutrita.
Fra gli altri, ci sono Achille Superbi, che lavora al centro di produzione Rai, e i vignettisti del “Fano Funny”, il Festival Internazionale di Umorismo e Satira. C’è Agim Sulaj, italo-albanese definito dalla Stampa di Torino “uno dei grandi umoristi grafici contemporanei (che poi successivamente alla pubblicazione di questo articolo ha smentito con forza la presenza sua o di sue opere, nota di Emanuel il 19 Giugno 2015). La Stampa ha pubblicato alcune delle sue opere e proprio per una di queste è stato segnalato dalle Nazioni Unite per la sua arte, “capace di comunicare al grande pubblico temi sensibili, difficili, dirimenti nella società contemporanea“. Sulaj è stato anche premiato dalla rivista Internazionale. Ci sarà anche il vignettista trevigiano Alessandro Gatto, che partecipò già alla prima edizione iraniana con una vignetta che mostrava la giacca di un deportato ebreo, le cui strisce bianche e azzurre formano le sbarre di una prigione in cui sta rinchiuso un palestinese. Gatto è stato premiato da George Wolinski, l’artista ucciso proprio a Charlie Hebdo, per il “Portocartoon world festival”. Speriamo di scoprire, per questi vignettisti e per noi italiani, che con questa nuova porcheria iraniana antisemita non c’entrano niente.
(Fonte: Il Foglio, 11 Aprile 2015)
#1Emanuel Baroz
Quei vignettisti italiani alla fiera antisemita in Iran
di Plerlulgl Battista
Gentili responsabili della Repubblica Islamica dell’Iran, ora che avete ottenuto dalla comunità internazionale in festa il permesso di andare avanti (al rallentatore, beninteso) per la bomba atomica in grado di annientare Israele e gli ebrei che considerate «maiali» da sterminare, potreste essere così magnanimi da annullare il concorso che a Teheran premia la migliore vignetta negazioni sta sull’Olocausto? È vero, a nessuno gliene importa niente, figurarsi ai negoziatori e ai fabbricanti di accordi farseschi, se gli ebrei scappano dall’Europa e se c’è chi sputa sui simboli della Shoah. Però potreste evitare di sghignazzare sull’Olocausto: così, per decenza, mica perché qualcuno si preoccupa troppo dell’antisemitismo forsennato del vostro regime che insolentisce l’ebraismo, tra l’impiccagione di qualche dissidente, la lapidazione di qualche presunta adultera e lo stupro legalizzato di qualche sposa bambina, ma perché non sono belli questi energumeni barbuti che si divertono a prendere in giro il massacro di sei milioni di ebrei.
E poi, gentilissimi custodi dell’ortodossia in Iran, potreste avere la cortesia di confermare o rettificare la notizia fornita dall’informato Giulio Meotti sul Foglio, e cioè che nel concorso appositamente istituito per sputazzare sulle vittime della Shoah, darebbero lustro all’Italia anche vignettisti nostri connazionali? È vero che parteciperà al vostro disgustoso spettacolo di vignette un certo Achille Superbi, di cui nulla si sa tranne che percepisce uno stipendio presso un centro di produzione Rai pagato con il nostro canone? Solo per sapere se dalle nostre tasse qualche centesimo finisce nelle tasche di un satiro antisemita. Ed è vero che sarà presente anche l’italo-albanese Agim Sulaj, le cui vignette antiebraiche sarebbero state già segnalate dall’ente inutile denominato Onu? Ed è vero che sarà presente alla vostra spregevole rassegna anche tal Alessandro Gatto, vignettista trevigiano, il quale, secondo quanto scrive Meotti, già «partecipò alla prima edizione iraniana con una vignetta che mostrava la giacca di un deportato ebreo, le cui strisce bianche e azzurre formano le sbarre di una prigione in cui sta rinchiuso un palestinese»?
Certi della vostra sollecita risposta, mentre occorre rallentare la produzione di uranio arricchito per la bomba che annienterà Israele, alleghiamo in dono un libro di Primo Levi, che non era un vignettista e non faceva nemmeno ridere. Un cordiale saluto.
(Fonte: Corriere della Sera, 13 Aprile 2015)
#2Emanuel Baroz
Vignetta sull’Olocausto. Artista veneto nella bufera
L’illustratore è di Castelfranco: «Nè pentito, nè negazionista». Il disegno esposto in Iran
CASTELFRANCO (TREVISO) L’accusa, certo, è di quelle infamanti: sghignazzare sull’Olocausto. Irridere gli ebrei, «sputazzare sulle vittime della Shoah», elevare le vignette «a strumento di un negazionismo e antisemitismo deliranti». Alessandro Gatto, pittore, grafico ed illustratore umoristico di Castelfranco, una lunga serie di riconoscimenti internazionali (più di duecento, dal Portogallo alla Cina), risponde con la concitazione di chi si sente tirato nel mezzo ingiustamente, vittima (e non carnefice) di una storia che «mi perseguita ormai dal 2006». Una storia nata da una vignetta presentata quell’anno all’Holocaust International Cartoon Contest di Teheran, in Iran, che lui non rinnega affatto, anzi: «Rivendico, in qualità di essere pensante prima ancora che di artista, il diritto di esprimere un giudizio su ciò che sta facendo Israele in Palestina. Liberamente». La vicenda nasce da un articolo pubblicato sabato sul Foglio, a firma Giulio Meotti, in cui si racconta della seconda edizione del «concorso internazionale per le vignette che sbeffeggiano l’Olocausto» (così scrive Meotti) organizzato in Iran su idea dell’ex presidente Ahmadinejad.
La descrizione che ne fa il Foglio è sconcertante, tra gigantografie di Khomeini (l’imam che voleva cancellare «il regime di Gerusalemme » dalla storia) e antologie con immagini di ebrei che varcano le camere a gas, e colpisce leggere tra i nomi dei 312 artisti che saranno esposti a Teheran il nome di Gatto, accanto a quelli di Achille Superbi e dell’italo-albanese Agim Sulaj. Meotti spiega che la seconda edizione del concorso, in agenda per il 9 maggio, è stata decisa dopo la strage di Charlie Hebdo a Parigi «per evidenziare il doppio standard mondiale nella difesa delle caricature di Maometto» e «per chiedersi perché i palestinesi siano “oppressi in compensazione” per l’Olocausto». Parole del segretario della rassegna, Masoud Shojaei-Tabatabaei, che ha voluto anche una sezione dedicata al paragone fra Israele e il nazismo, «Benjamin Hitler e Adolf Netanyahu ». La notizia è stata ripresa ieri da Pierluigi Battista nella sua rubrica sul Corriere «Particelle elementari », con una dura polemica dal titolo «Quei vignettisti italiani alla fiera antisemita in Iran», subito rilanciata su Twitter, su Facebook, oltre che su alcuni siti, su tutti quello dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea. «L’automatismo per cui chi critica il governo di Israele per ciò che sta accadendo a Gaza è un antisemita ed un negazionista “a prescindere” è una forzatura frutto di un’ideologia oltranzista e malata – replica Gatto -. Io non ho partecipato alla seconda edizione della rassegna di Teheran, per ragioni organizzative non politiche sia chiaro, dunque la notizia del Foglio è falsa. E’ vero, invece, che partecipai all’edizione del 2006 e venni premiato per una vignetta che raffigura la giacca di un internato in un campo di concentramento le cui strisce diventano le sbarre della prigione di un palestinese. E’ il dolore degli ebrei che si intreccia con quello dei palestinesi per mano, paradossalmente, dello stesso Stato d’Israele. Questo significa essere negazionisti? Antisemiti? La verità è che la parola Olocausto è tabù, non se ne può parlare. E poco importa che mio padre sia un ex internato o che io abbia decine di amici ebrei». Come sono amici di Gatto Superbi («Un eccellente caricaturista») e Sulaj («Un disegnatore superbo»). E però mica si può prescindere dal contesto in cui le vignette vengono pubblicate o dal come poi queste vengono riutilizzate…
«Guardi, io le ho detto com’è nata quell’immagine, quale pensiero ci sta dietro. Se poi in Iran viene strumentalizzata da non so chi, non è affar mio». Gatto, peraltro, frequenta da tempo l’Iran: vi era già stato nel 2005 e vi è poi tornato dal 2007 al 2010 per vari concorsi. «Non si ride sull’Olocausto, mai, l’antisemitismo no, punto – ribatte Battista -. Gatto è un orribile antisemita, un personaggio spregevole che ha preso parte ad una parata disgustosa, organizzata da chi vuole distruggere Israele. E così facendo ha aderito idealmente a quel progetto, dando il suo contributo. Glielo ricorderemo ogni anno, nella speranza che ciò arrechi il peggior danno possibile alla sua carriera, perché riconosciamo il suo diritto di disegnare ciò che vuole ma al contempo rivendichiamo il nostro di criticarlo aspramente». E Shaul Bassi, professore di Ca’ Foscari e presidente di Beit, la casa della cultura ebraica di Venezia, commenta amaro: «Dire che non si può fare dell’ironia sull’Olocausto è una stupidaggine clamorosa, provinciale e ignorante. Invito Gatto a leggersi Il mio Olocausto di Tova Reich, che fu tra le vittime di quella tragica pagina di storia. Il parallelismo tra l’Olocausto e la causa palestinese, poi, ricorre a sproposito. Chi lo fa non fa del bene agli ebrei e neppure ai palestinesi».
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2015/14-aprile-2015/vignetta-sull-olocausto-artista-veneto-bufera-2301253213763.shtml
#3Emanuel Baroz
15 Aprile 2015 – Un altro vignettista risponde all’opinionista del Corriere della Sera
Fonte: Corriere della Sera
Autore:Agim Sulaj – Pierluigi Battista
Interventi e repliche
Vignette italiane al Festival negazionista
Ho Ietto con sorpresa l’articolo «Quei vignettisti italiani alla fiera antisemita» di Pierluigi Battista in cui si afferma che le mie vignette antisemitiche sarebbero state segnalate da «l’inutile ente denominato Onu» (Corriere, 13 aprile). Vorrei chiarire che non ho mai spedito opere in Iran, né ho fatto alcuna vignetta o disegno contro Israele. Quanto all’Onu, sarà anche inutile, però mi ha attribuito tre premi in un concorso ideato e organizzato da Ranan Lurie, un americano israelita. E gliene sono grato.
Agim Sulaj, Rimini
La rettifica andrebbe inoltrata ai responsabili iraniani dei Festival della vignetta negazionista (inoltre si dice «antisemite», non antisemitiche).
Pierluigi Battista
http://www.osservatorioantisemitismo.it/articoli/un-altro-vignettista-risponde-allopinionista-del-corriere-della-sera/
#4Emanuel Baroz
Annunciata la seconda edizione del concorso iraniano che premia le vignette satiriche nei confronti della Shoah
http://www.progettodreyfus.com/annunciata-la-seconda-edizione-del-concorso-iraniano-che-premia-le-vignette-satiriche-nei-confronti-della-shoah/