Gli insulti agli ebrei al corteo del 25 Aprile: una problema che la sinistra italiana deve affrontare

 
Emanuel Baroz
27 aprile 2015
8 commenti

Gli insulti agli ebrei, uno strappo a sinistra

La sfilata del 25 Aprile. L’ aggressione antisemita di Milano nasconde un meccanismo perverso: si nazifica Israele e si de-umanizza il popolo ebraico, Su questo punto politica e cultura devono aprire un dibattito.

di Donatella Di Cesare

brigata-ebraica-25-aprile-insulti-milano-focus-on-israelA stento la Brigata ebraica ha ottenuto diritto di cittadinanza nel corteo del 25 Aprile a Milano. In altre città, per esempio a Roma. ha rinunciato a sfilare. Perché era sabato; ma non solo. Eppure, nel giorno della Liberazione, le bandiere con lo scudo di David dovrebbero essere accolte con gioia, sollievo, soddisfazione – e più di un rammarico, guardando al passato. Dovrebbero essere il cuore del corteo, non una componente al margine che occorre addirittura difendere contro offese e insulti.

In questi giorni c’è chi, per legittimame la presenza, ha ripercorso la storia della Brigata ebraica, impegnata in operazioni civili più che militari, e di quei profughi che, dopo esser stati scacciati, tornarono in Europa per liberarla. Come non pensare a Enzo Sereni, ricordato dal presidente della Repubblica? E che dire del filosofo Hans Jonas che, dopo aver messo da parte i libri, combattendo attraversò l’Italia, per entrare infine in Germania? Certo la Resistenza è stata italiana; ma il suo valore fu internazionale, il suo afflato internazionalista.

Non si tratta, dunque, di una guerra di bandiere. E la questione è ben più complessa. Forse è venuto il momento di dire che quel che è accaduto al corteo del 25 Aprile, e che si era purtroppo già ripetuto negli ultimi anni, costituisce uno strappo nella sinistra, e più in generale nel mondo della politica e della cultura. Proprio perciò non si può consegnare l’episodio alla cronaca ed è invece necessaria una discussione, anche aspra.

Le bandiere con lo scudo di David non sono solo il simbolo della Brigata ebraica. Rappresentano anche il riscatto di un popolo contro cui la Germania nazista e l’Italia fascista hanno sferrato una guerra non dichiarata, una guerra che ha avuto il suo esito finale nelle camere a gas dei campi di sterminio. Ma agli occhi di molti quelle bandiere sono anche l’emblema dello Stato di Israele.

Ecco allora il perverso meccanismo che si instaura: la vittima ingombrante del passato diventa il comodo carnefice dell’oggi. Si nazifica Israele, per giudaizzare i palestinesi. Chi ritiene illegittimo Israele, e intende pregiudicarne l’esistenza, ritiene illegittime anche le bandiere della Brigata ebraica. Più grave degli insulti, che non di rado sconfinano in minacce violente, è l’accusa di immoralità. Gli ebrei sono tacciati di essere immorali, anzi disumani. Si pretende di espellerli non solo dal corteo, ma dal consorzio umano. Subumani prima, nell’Europa di Auschwitz, diventano ora disumani – in entrambi i casi vengono de-umanizzati.

Mentre viene avallata una banalizzazione manichea del conflitto mediorientale, dove il bene sta solo da una parte, il male solo dall’altra, l’indignazione prevale, i toni si accendono. Le invettive contro Israele si riversano su ebrei italiani, cittadini europei, che diventano bersaglio di un conflitto anzitutto mediatico il cui scopo è distruggere il prestigio morale degli ebrei, lederne l’immagine. Non sembra infatti che questa nuova, antica inimicizia, questo rinnovato odio abbia altro risultato. Perché è dubbio che i «filo-palestinesi» amino davvero il popolo palestinese e contribuiscano alla ricerca della pace.

Si è parlato di «tensioni» tra gruppi opposti durante il corteo. Ma sarebbe opportuno dire che si è trattato di una aggressione antisemita a nome di un non meglio precisato concetto di democrazia e di vaghi ideali universali, quegli stessi che nel passato recente hanno fatto apparire l’ebraismo un particolare da superare.

Alle manifestazioni antifasciste del Dopoguerra dove, con un’intatta fede nel progresso, si celebrava la Liberazione, gli ebrei sopravvissuti sfilavano accanto agli ex combattenti, cercando di sentirsi di nuovo cittadini, malgrado la ferita delle leggi razziste, le discriminazioni, lo sterminio. In fondo quel posto lo cercano ancora. E forse non potranno trovarlo finché resterà immutata la vecchia impalcatura di un progressismo astratto, di un integralismo ugualitario, che rischia ogni volta di essere chiuso, dogmatico.

Che sia questo il compito del popolo ebraico, di portare la differenza, di impedire la chiusura totalizzante? Che il caso della Brigata ebraica non possa aprire a sinistra – ma non solo – un dibattito su un rinnovamento effettivo?

(Fonte: Corriere della Sera, 27 Aprile 2015)

Nella foto in alto: momenti tesi durante il corteo del 25 Aprile 2015 a Milano, con i sostenitori della “causa palestinese” che insultano gli ebrei e i non ebrei che sfilano con le bandiere della Brigata Ebraica

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  • #1Emanuel Baroz

    COMUNISTI AL CORTEO DEL 25 APRILE: “UCCIDERE UN SIONISTA NON E’ REATO”

    Se l’Italia fosse un paese serio, le forze dell’ordine identificherebbero e denuncerebbero questi veri fascisti che minacciano di morte il Premier Renzi, insultano le autorità democratiche e la Digos, e istigano alla violenza contro i sionisti con frasi da denuncia penale: “L’intifada ce l’ha insegnato, uccidere un sionista non è reato”.

    Questa massa di balordi che educa alla violenza anche i propri bambini (così come accade nei territori palestinesi) resterà probabilmente impunita. Ma si ricordino tutti che è proprio da questi atteggiamenti e da questo terreno fertile che scaturiscono gli attentati verso le comunità ebraiche europee.

    Terrorista è chi usa slogan e metodi terroristi. Terrorista è chi odia gli israeliani e gli ebrei più di quanto ami davvero i palestinesi. Terrorista è chi istiga all’uccisione di un uomo solo perché è sionista, cioè solo perché appoggia l’autodeterminazione del popolo d’Israele nell’unico Stato ebraico al mondo.

    La nostra cara Italia non si è ancora liberata dai suoi fascismi: né da quelli di destra, né da quelli di sinistra.

    http://www.youreporter.it/video_Pro_Palestina_verso_piazza_del_Duomo_passando_da_La_Scala

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/posts/803172306425799

    28 Apr 2015, 09:09 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    ‘Fuori i sionisti dal corteo’, la rabbia dei gruppi filo-palestinesi

    Protesta contro la Brigata ebraica al corteo a Milano

    http://www.ansa.it/sito/videogallery/italia/2015/04/25/fuori-i-sionisti-dal-corteo-la-rabbia-dei-gruppi-filo-palestinesi_0daacb35-7b80-4823-a590-604dfdac5fa3.html

    28 Apr 2015, 14:04 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    “Nell’estrema sinistra antisemitismo subdolo, il 25 aprile ebrei privati di un diritto”

    http://www.qelsi.it/2015/nellestrema-sinistra-antisemitismo-subdolo-il-25-aprile-ebrei-privati-di-un-diritto/

    28 Apr 2015, 14:05 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    28 Apr 2015, 14:05 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    “Brigata ebraica assassina”. Pro Palestina coerenti: all’epoca erano con Hitler

    ROMA – La storia, quella vera, tristemente si burla, amaramente prende per i fondelli chi la ignora totalmente. Lo fa quando l’ignoranza della storia va a nozze con la presunzione di essere niente meno che dalla parte “giusta” della storia. Allora la storia vera si incarica di mettere in ridicolo i militanti della storia a fumetti.

    E’ accaduto in occasione del 25 aprile italiano: in molte città e soprattutto in corteo a Milano militanti e organizzazioni che si auto definiscono pro palestinesi hanno prima posto il veto alla partecipazione alle celebrazioni della Brigata ebraica, poi posto la condizione che gli ebrei sfilassero pure ma senza le loro bandiere e infine, alla prova della piazza, hanno alternato e infilato il seguente rosario di slogan gridato con grande convinzione e passione: “Via i sionisti dal corteo”…”Palestina libera, Palestina rossa…” “Assassini, assassini…”.

    Molti hanno provato a ricordare che la Brigata ebraica combatté in Europa contro i nazisti e quindi essendo il 25 aprile la festa della liberazione dell’Italia dal nazismo e dal fascismo quelli della Brigata ebraica nelle manifestazioni del 25 aprile ci stanno di diritto. Niente, non ha funzionato.

    Qualcuno, molti di meno, si sono chiesti in sommesso silenzio perché mai oggi si inneggi alla “Palestina rossa” a partire da Gaza quando a Gaza soprattutto ma un po’ in tutto il movimento palestinese la bandiera dominante è quella verde dell’islamismo con a fianco non poche bandiere nere della jihad. Niente, è da Khomeini in poi che certo progressismo europeo confonde teocrazia con democrazia. Allora, era la prima volta, c’era qualche giustificazione per l’abbaglio. Oggi che c’è perfino l’Isis ancora lo stesso errore? La prima volta è umano, la seconda è …Comunque tutti immemori, anche della prosaica e originaria circostanza per cui negli anni cinquanta, sessanta e settanta e sinistra si stava con gli arabi perché con gli arabi stava l’Urss e non perché gli arabi fossero “rossi” e neanche rosa pallido.

    Molti comunque si sono stupiti, interrogati, preoccupati. Perché mai Centri sociali, antagonisti, pezzi e spezzoni di militanza politica e sociale che si vuole pro palestinesi arriva a gridare “Assassini” alla Brigata ebraica che settanta anni fa sparava ai nazisti? In fondo una coerenza, una stretta coerenza c’è, anche se con tutta probabilità i pro Palestina di oggi non lo sanno. Allora, settanta e passa anni fa, durante la seconda guerra mondiale i palestinesi, o almeno i loro rappresentanti religiosi e istituzionali, stavano con Hitler. Brigate con la svastica e con il simbolo delle SS combatterono al fianco dei nazisti dopo essere state reclutate con discreta facilità tra i musulmani dei Balcani e del Medio Oriente e in funzione anti ebrei e anti britannica giunse la benedizione ad Hitler dall’allora autorità religiosa e civile di Palestina.

    Colpe antiche che non intaccano neanche di una frazione di millimetro il buon diritto odierno e futuro dei palestinesi ad avere un loro Stato. La storia non pratica vendette postume e sproporzionate, però sa prendersi ferocemente gioco di chi la ignora nel suo corso e prova a truccarla nel suo scorrere: se arrivi a gridare “Assassini” alla Brigata ebraica che combatté Hitler, allora ti meriti che la storia ti sbatta in faccia che allora i palestinesi stavano dalla parte di Hitler.

    (Fonte: il Punto, 27 Aprile 2015)

    28 Apr 2015, 19:01 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    Corteo di Milano: quegli insulti razzisti

    di Dario Venegoni, vicepresidente Aned

    A margine dell’immenso, festoso, pacifico corteo del 25 aprile a Milano, resta una questione aperta. In piazza San Babila alcune decine di sedicenti sostenitori della causa palestinese hanno dato il peggio di sé, prendendosela prima con gli ex deportati nei campi nazisti e poi con i sostenitori della Brigata ebraica. L’attacco all’Associazione degli ex deportati (Aned) chiarisce definitivamente la radice razzista di quel gruppo. Nella loro beata ignoranza hanno pensato che in quanto superstiti dei lager nazisti si dovesse trattare di ebrei: di qui i fischi, e addirittura l’accusa di essere «assassini» gridati al figlio di un deportato politico ucciso a Steyr e a un superstite di Mauthausen. Non c’è altra spiegazione per spiegare questo assalto verbale, se non quella dell’odio razzista. E così cade definitivamente ogni ipotetico velo giustificazionista anche per gli attacchi alla Brigata ebraica. Quel gruppo di invasati danneggia la causa palestinese. Anche per questo sarebbe stata doverosa una dissociazione pubblica dei rappresentanti dell’Autorità palestinese. Una dissociazione che purtroppo agli ex deportati non è ancora giunta.

    (Fonte: Corriere della Sera, 27 Aprile 2015)

    28 Apr 2015, 19:02 Rispondi|Quota
  • #7Emanuel Baroz

    «Israele non c’entra. Contro la Brigata solo antisemitismo»

    di Alberto Giannoni

    C’è l’antisemitismo dietro l’assalto alla Brigata Ebraica. L’allarme viene dall’interno della comunità, dal mondo della sinistra. «Chi ha insultato la Brigata Ebraica è semplicemente antisemita. La politica di Israele non c’entra nulla» ha detto ieri Daniele Nahum, responsabile cultura del Pd. E il portavoce della Brigata, Davide Romano, parla apertamente di «negazionisti». Purtroppo i precedenti sono tali per cui certe contestazioni erano attese. Per questo, il Pd aveva deciso di mettere in campo un servizio d’ordine ferreo, cui hanno partecipato direttamente il segretario Pietro Bussolati e gli assessori comunali, preoccupatissimi. Va anche rimarcato che la stragrande maggioranza dei partecipanti al corteo ha salutato con applausi e strette di mano il passaggio delle insegne dei partigiani ebrei, mentre l’assalto è stato inscenato da poche decine di autonomi ed estremisti. Non erano individui isolati, però. C’erano bandiere e slogan. E chi era per strada ha avuto l’impressione che solo l’intervento delle forze dell’ordine abbia impedito che l’aggressione verbale diventasse fisica. Grazie agli agenti non ci sono stati incidenti. Da tempo però le frange più esaltate della sinistra usano il corteo come ribalta per le loro deliranti iniziative. E quegli insulti, gli sputi e le grida contro le Stelle di David peseranno a lungo come un macigno sul 25 aprile milanese.

    (Fonte: il Giornale, 27 Aprile 2015)

    28 Apr 2015, 19:02 Rispondi|Quota
  • #8Emanuel Baroz

    La Comunità ebraica di Roma e gli ebrei caduti a Piangipane

    Il cimitero in provincia di Ravenna e la commemorazione della Brigata ebraica. Presenti delegazioni da tutta Italia.

    di Paolo Brogi

    Folta delegazione della Comunità ebraica di Roma al cimitero di Piangipane in provincia di Ravenna, dove giacciono i caduti della Brigata Ebraica. «È stata una cerimonia molto bella – spiega il vicepresidente della Comunità Ebraica Giacomo Moscati che col presidente Riccardo Pacifici guidava la delegazione -. Da Roma siamo partiti in duecento, abbiamo incontrato rappresentanti di altre comunità accorsi come noi da Milano, Firenze, Bologna e Ferrara. Ad accoglierci il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci».

    Dopo le contestazioni milanesi
    Una risposta di slancio, dunque, dopo le brutte immagini registrate a Milano con gli insulti contro i rappresentanti della Brigata Ebraica da parte di un’esigua minoranza decisa a cancellare il tributo dato dai combattenti ebrei per la liberazione del nostro paese. A Piangipane sono accorsi anche anziani abitanti della zona che hanno raccontato poi del loro incontro, allora, con quei soldati inglesi che parlavano una strana lingua. «La bandiera originale della Brigata ebraica è esattamente la stessa adottata in seguito dallo Stato di Israele. Una bandiera tanto contestata che settanta anni fa simboleggiò per la Romagna la liberazione e la speranza», con queste parole, riferite dal portale degli ebrei italiani “Moked”, Romano Rossi, presidente dell’Associazione Nazionale Reduci della Friuli ha aperto a mezzogiorno la giornata dedicata al ricordo dei caduti della Brigata ebraica nel cimitero di Piangipane.

    «Si combatte anche per chi non è dalla nostra»
    Il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci ha poi aggiunto: «Sono desolato per le contestazioni alla Brigata nei cortei di ieri a Milano e Cagliari. Voglio ricordare uno degli eroi della Resistenza ravennate Arrigo Boldrini che disse: noi abbiamo combattuto per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi non era dalla nostra parte». Conclusioni da parte del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici: «La Brigata ebraica – riferisce Moked – è la risposta a chi accusa il popolo ebraico di essere vittimista. E non dobbiamo dimenticare che anche gli ebrei italiani fecero la Resistenza: uno su tutti Marco Moscati, ucciso nell’eccidio delle Fosse Ardeatine». Presenti anche il vice presidente della comunità ebraica romana Giacomo Moscati, la vice presidente della Comunità ebraica di Bologna Deborah Romano Menasci e il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Davide Menasci.

    (Fonte: Corriere della Sera – Roma, 26 Aprile 2015)

    28 Apr 2015, 19:04 Rispondi|Quota
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