Cronaca di una rituale sceneggiata a beneficio di stampa ed “eroi della domenica”
Due importanti giornali britannici correggono il titolo, una volta capita la provocazione dei balilla palestinesi
di Eric Cortellessa
Coi volti coperti dalle bandane, un gruppo di adolescenti palestinesi guidava la marcia dal villaggio palestinese di Nabi Salih, in Cisgiordania, verso il vicino villaggio ebraico di Halamish. Dietro di loro una grande folla di villici, alcuni anziani altri giovani, di attivisti, locali e internazionali, e gente dei mass-media. Alcuni sventolavano bandiere palestinesi, alcuni avevano con sé maschere antigas, moltissimi avevano telecamere.
In fondo alla strada, dei soldati delle Forze di Difesa israeliane li attendevano, come ogni venerdì, con il compito di impedire al corteo di raggiungere l’abitato di Halamish e la strada principale.
Questa manifestazione che si ripete sempre uguale a Nabi Salih è stata lo sfondo dell’incidente le cui immagini hanno fatto il giro del mondo: un gruppo di donne e bambine palestinesi ha impedito a un soldato israeliano di fermare un ragazzino, Muhammad Tamimi, accusato di lanciare pietre.
Ero sul posto, in mezzo ai giornalisti, perché stavo lavorando a un servizio per Times of Israel sulla dinamica in generale tra villaggi vicini palestinesi ed ebraici. Era la prima volta che assistevo di persona alla protesta settimanale. Per tutti gli altri presenti era un evento del tutto rituale. Si salutavano come membri di una squadra sportiva che si ritrova ogni settimana per scendere il campo.
Una volta arrivato al rendez-vous dei manifestanti, ho chiesto a qualcuno accanto a me cosa c’era da aspettarsi dalla imminente protesta. “Inizieremo a marciare lungo la strada – mi è stato risposto – L’esercito sarà là ad aspettarci. Quando saremo arrivati a un certo punto, inizieranno i lanci di lacrimogeni. A quel punto bambini inizieranno a lanciare pietre contro i soldati dall’alto della collina. Andrà avanti e indietro in questo modo per un po’, e scatteremo un sacco di foto”.
Alle 13.06 la manifestazione è cominciata sul serio quando i partecipanti hanno marciato alcune centinaia di metri lungo la strada verso i soldati, che formavano uno sbarramento. Non saprei dire se è iniziato prima il lancio di candelotti lacrimogeni o il lancio di pietre, ma nel giro di pochi istanti c’era una sarabanda di entrambi. Mentre scattavo fotografie, mi è arrivato del gas lacrimogeno negli occhi. “Non toccarli – mi ha detto qualcuno – Il pizzicore passerà da solo, basta aspettare”.
Nel frattempo, dei ragazzini si erano messi a correre su per una collina brulla per gettare altre pietre contro i soldati, alcuni con le fionde, altri con le mani. Lo scambio è andato avanti per un po’, spostandosi di posizione varie volte.
Ad un certo punto i manifestanti hanno bloccato la strada. I bambini, sotto la guida dei ragazzi adolescenti, hanno cominciato a prendere grossi massi e a piazzarli in mezzo alla strada. “Stanno bloccando la strada alle jeep dell’esercito perché non vengano più tardi da dietro”, mi è stato spiegato.
La protesta si è quindi spostata su una collina adiacente, dove adolescenti e bambini più piccoli si sono messi a lanciare pietre contro i soldati, mentre attivisti e abitanti del villaggio li guardavano e li acclamavano.
E poi, all’improvviso, la gente ha iniziato a urlare. Una squadra di soldati era spuntata alle spalle dei manifestanti e aveva iniziato a bloccarne alcuni, mentre altri soldati correvano su dal fondo della collina e avevano bloccato uno degli adolescenti.
Un soldato col volto parzialmente mascherato e il fucile in una mano stava cercando di bloccare con l’altra un ragazzino che aveva un braccio ingessato. Sono corso verso il parapiglia proprio nel momento in cui il soldato afferrava il ragazzo bloccandolo sotto di lui, mentre una ragazza, Ahed Tamimi, sorella del ragazzino (figlia di Narimen e Bassem Tamini, conosciuto nella blog-sfera con il nomignolo di “Shirley Temper” – gioco di parole fra il nome della celebre attrice-bambina Shirley Temple e la parola inglese temper: caratteraccio – diventata un simbolo della “resistenza” palestinese sui siti anti-israeliani, ma anche un simbolo dell’uso sistematico di bambine e bambini usati dai palestinesi per provocare i soldati israeliani e causare incidenti da filmare e diffondere), era accorsa e aveva cominciato a strillare al soldato di lasciarlo andare. Ben presto all’adolescente si aggiungevano altre donne e ragazze.
Anche tutti coloro che avevano una macchina fotografica erano accorsi sul posto: fotoreporter e cineoperatori formavano quasi un cerchio tutt’attorno alla mischia. Mentre il soldato cercava di allontanare le donne e allo stesso tempo di trattenere il ragazzino, la ragazza gli mordeva una mano e tutte le altre iniziavano a tempestarlo di colpi. Alla fine è arrivato il comandante che ha tolto dai pasticci il militare autorizzandolo a lasciar andare il ragazzino lanci-sassi.
Prima di allontanarsi, il soldato ha gettato una granata di gas lacrimogeno dove si era raccolta tutta quella gente. Mi sono allontanato in fretta e quando ho raggiunto un punto d’osservazione abbastanza lontano ho visto che la gente stava riportando a casa il ragazzino, nel suo villaggio. Il soldato e il suo comandante se n’erano andati senza operare alcun arresto.
Dieci minuti più tardi, praticamente tutti i manifestanti erano davanti alla casa del ragazzino, che stava sdraiato mentre la gente cercava di confortarlo. Un operatore della Mezzaluna Rossa palestinese ha mostrato al ragazzino le immagini che aveva scattato dell’incidente. “Bel lavoro”, ha detto al ragazzino. Poi si è alzato per parlare con gli attivisti e i giornalisti di andare a Ramallah e diffondere foto e video. “Li abbiamo beccati”, ha aggiunto.
(Fonte: Times of Israel, 31 Agosto 2015)
Si veda il filmato integrale degli incidenti di venerdì scorso a Nabil Saleh
Si veda anche: Mandano avanti donne e bambine
#1Emanuel Baroz
La Pallywood della famiglia Tamimi
http://www.ilborghesino.blogspot.it/2015/08/la-pallywood-della-famiglia-tamimi.html
#2Emanuel Baroz
Bambini arrestati, l’altra metà della storia che i media non raccontano
http://www.progettodreyfus.com/bambini-arrestati-laltra-meta-della-storia-che-i-media-non-raccontano/
#3Emanuel Baroz
Il soldato israeliano: quello che avete visto e quello che non avete visto
http://www.progettodreyfus.com/il-soldato-israeliano-quello-che-avete-visto-e-quello-che-non-avete-visto/
#4Emanuel Baroz
I Tamimi’s: una vita nella fiction
https://bugiedallegambelunghe.wordpress.com/2015/08/30/i-tamimis-una-vita-nella-fiction/
#5Emanuel Baroz
La multifunzionalità delle foto fake
https://bugiedallegambelunghe.wordpress.com/2015/08/31/la-multifunzionalita-delle-foto-fake/
#6Emanuel Baroz
Telegraph and Daily Mail ritrattano (Guardian e Times neanche ne parlano)
http://www.ilborghesino.blogspot.it/2015/08/telegraph-and-daily-mail-ritrattano.html
#7Emanuel Baroz
Il pogrom mediatico organizzato dalla ditta Tamimi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Ecco il link al blog di Danielle Guez per vedere tutte le immagini ‘reali’ della vicenda:http://danilette.over-blog.com/2015/08/le-soldat-israelien-et-l-enfant-ce-que-vous-avez-vu-et-ce-qu-on-ne-vous-a-pas-montre.html
Cari amici,
dato che ha suscitato molta emozione, e anche un sacco di insulti beceri e sgrammaticati sul mio account twitter da parte dei tifosi della “Palestina” (in particolare amano citare Donatella Di Cesare, che sentono evidentemente vicina: “Sia ben chiaro, per me quelli di Informazione corretta sono squadristi, sascti, xenofobi, misogeni”, scritto proprio così: “misogeni”) permettetemi di fare qualche riflessione sulla storia delle “eroiche donne” di Nabi Saleh che avrebbero impedito a un cattivo soldato israeliano di “rapire” un “bambino” del villaggio. Ve ne ha parlato benissimo ieri su IC ieri Deborah Fait (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=59385 ): condivido interamente quel che ha scritto.
Si è trattato di una rappresentazione della premiata ditta Tamimi, una famiglia che ha fatto della propaganda antisraeliana la sua occupazione principale, con tanto di pagina facebook con 6000 like (https://www.facebook.com/Tamimipresspage ), di tour promozionali in America del capofamiglia (il prossimo inizia, guardate un po’, fra una settimana, come si legge qui: http://bassemtamimi2015speakingtour.weebly.com /, sponsorizzato da Amnesty International, dal solito gruppetto di ebrei odiatori del loro popolo e bidiessisti, https://jewishvoiceforpeace.org /, e da qualche associazione cristiana antisemita), di un blog tecnicamente molto ricco in inglese (https://nabisalehsolidarity.wordpress.com /) e di uno più duro in arabo (http://tamimipress.ahladalil.com /), di un canale youtube, eccetera.
Tutto il conglomerato si chiama Tamimi Press, ha sede a Ramallah, non nel villaggio cui dice di appartenere. Naturalmente opera in coordinamento con le Ong antisraeliane finanziate dall’Unione Europea, con qualche gruppo ultrasinistro israeliano e con alcuni corrispondenti internazionali che devono produrre la loro dose internazionale di calunnie contro Israele – pardon, notizie – per le loro testate e sono ben lieti di riceverle belle e pronte dalle imprese di Pallywood, di cui la Tamimi Spa è la più premiata, addirittura da Erdogan.
Essi proseguono così con altri mezzi il cammino terrorista che portò una loro parente (Ahlam Tamimi ) a essere l’organizzatrice dell’attentato alla Pizzeria Sbarro a Gerusalemme del 9 agosto 2001, che uccise 15 innocenti e ne ferì 150. Condannata all’ergastolo, Ahlam Tamimi fu liberata nello scambio concesso a Hamas per la libertà di Gilad Shalit e si dichiarò subito non pentita e pronta a rifare lo stesso crimine (http://www.palwatch.org/pages/news_archive.aspx?doc_id=5904 ).
Per rimettere la faccenda sui piedi, bisogna dire che in realtà non è accaduta nessuna “violenza” nei confronti dei palestinesi. Uno dei soldati in servizio di ordine pubblico dopo violenti incidenti si è lanciato all’inseguimento di uno dei giovani che tiravano pietre. Non sappiamo se gli fosse stato ordinato né cosa fosse accaduto prima, perché questa essenziale premessa è stata tagliata dal film della premiata ditta Tamimi. Era una provocazione, il soldato è caduto in una trappola. Ha fermato il giovane dimostrante, di cui naturalmente non poteva conoscere esattamente l’età, catturandolo senza usare armi o manganelli, semplicemente trattenendolo e mettendosi a cavalcioni del suo corpo quand’era a terra. Si è trovato poi circondato da una masnada: delle donne che sono saltate addosso a lui, degli uomini sullo sfondo che controllavano la situazione, un gruppo di operatori (non giornalisti, membri della premiata ditta) con la macchina da presa elettronica fornita dalle Ong antisioniste.
Aveva un’arma automatica sul fianco, avrebbe potuto usarla per colpre i suoi attaccanti, ha invece obbedito alle nuove regole di ingaggio dell’esercito appena entrate in vigore, estremamente restrittive (http://www.jns.org/news-briefs/2015/8/12/idf-issues-new-rules-of-engagement-in-judea-and-samaria ) e già molto criticate (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Israel-tightens-rules-of-engagement-for-combat-troops-in-West-Bank-411868 ), anche a costo di lasciare andare il manifestante e di rischiare la vita.
Insomma, in un contesto (Siria, Irak, Sinai, Libia) in cui i morti sono migliaia al giorno, la stampa internazionale e le televisioni di mezzo mondo si sono accanite su un arresto movimentato, ma condotto con totale correttezza. Certamente Israele ha pagato un prezzo per il soldato caduto in questo agguato – e ci è caduto per le regole di ingaggio sbagliate, come ormai molti hanno denunciato anche nel governo (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/200082 ), perché la credibilità della dissuasione dell’intervento militare contro il terrorismo di attrito è stata messa seriamente a rischio (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/200078 ). Ma ci è caduto anche probabilmente per degli errori tattici sul campo, una sottovalutazione della pericolosità della ditta Tamimi.
E c’è l’errore strategico di sottovalutare e probabilmente di non voler dar peso alla violenza quotidiana che esercitano i palestinisti con l’appoggio determinante degli ultrasinistri israeliani ed europei e la copertura di Unione Europea e amministrazione Obama. Pensate che mediamente negli ultimi mesi ci sono stati dieci attacchi al giorno solo nella zona della città vecchia di Gerusalemme (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/199939 ), per non parlare del resto. Solo mentre scrivevo, mi sono arrivate le notizie di un tentativo di
investimento in macchina a Hebron contro quattro militari (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/200071 ) e di un attacco con armi da fuoco contro un automobilista a Kedumim (http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/terror-attack-near-kedumim/2015/08/30 /). L’esercito avrebbe potuto fare di più e meglio per evitare questa difficile situazione (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/200087 ).
Ma bisogna dire che molti spettatori arabi di Al Jazeera sono rimasti colpiti dall’autocontrollo e dalla volontà di non nuocere dimostrata dai soldati e l’hanno messo in contrasto con l’atteggiamento delle forze armate nei loro paesi: http://www.jewishpress.com/news/breaking-news/aljazeera-arab-readers-shocked-by-restraint-kindness-of-idf-soldiers-in-nabi-salah/2015/08/30 /.
Quel che è inammissibile è il modo in cui la stampa (non solo i filopalestinisti fanatici, è caduta nella trappola di Pallywood. Vale infine la pena di insistere sul giudizio che abbiamo dato dal primo momento su questa storia. E’ stata una messa in scena. Non un falso vero e proprio, come si era sospettato per una serie di stranezze nell’abbigliamento del soldato (la calzamaglia sul volto, l’assenza di mostrine, l’accento arabeggiante) ma una messa in scena, una sceneggiata napoletana, come qualcuno ha suggerito, quello che tecnicamente si chiama un “fattoide”. Un evento cioè artificiale, non genuino, una costruzione e una recita, interpretata dalla famiglia Tamimi al gran completo, che ha intrappolato il soldato. Se volete un paragone televisivo, una via di mezzo fra “C’è posta per te” e scherzi a parte. Solo che qui nessuno scherzava. A parte alcune lodevoli eccezioni, che in questa storia non c’entrano, l’informazione su Israele è guerra proseguita con altri mezzi. O se volete, pogrom mediatico.
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=59396
#8Emanuel Baroz
I Tamimi’s: una vita nella fiction
https://bugiedallegambelunghe.wordpress.com/2015/08/30/i-tamimis-una-vita-nella-fiction/