Anche Reykjavik (Islanda) si iscrive al club dei boicottatori di Israele

 
Emanuel Baroz
17 settembre 2015
6 commenti

Reykjavik boicotta i prodotti israeliani

boicottaggio-prodotti-israeliani-islanda-focus-on-israelIl consiglio comunale di Reykjavik, capitale dell’Islanda, ha votato una mozione di boicottaggio di tutti prodotti israeliani, avanzata dalla consigliera comunale Björk Vilhelmsdóttir, rappresentante socialdemocratico. Lo riferiscono i siti israeliani che citano ‘Iceland Magazine’ secondo cui la decisione del boicottaggio resterà in vigore fintanto che “continuerà l’occupazione dei Territori Palestinesi“.

La mossa del comune definisce la mozione “un atto simbolico” a sostegno dello Stato palestinese e una condanna della “politica israeliana di apartheid“.

Il portavoce del Ministero degli esteri israeliano Emanuel Nachson ha commentato: “Non c’è alcuna ragione o giustificazione per questo provvedimento a parte l’odio in se stesso, che si fa sentire sotto forma di appelli al boicottaggio contro Israele, lo stato ebraico. Speriamo che qualcuno in Islanda si svegli e fermi questa cieca unilateralità rivolta contro l’unica democrazia del Medio Oriente”, aggiungendo poi che “un vulcano di odio è esploso nel palazzo del comune di Reykjavik. Non c’è ragione o giustificazione per questa mossa“.

(Fonte: Corriere del Ticino, Israele.net, 16 Settembre 2015)

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  • #1Daniel

    Nasce il primo paese europeo “Israel free”

    Reykjavik approva il boicottaggio totale. Il vento che spira dall’Islanda.

    di Giulio Meotti

    Strano paese l’Islanda. Sembra un girone dantesco abitato da rari mufloni. Fatta da sterminati ghiacciai (il Vatnajokull è il pit vasto d’Europa), vulcani e geyser, sorgenti minerali fredde e calde, laghi e cascate, deserti e verdi pianori, un paese dove il termometro non scende mai oltre i cinque gradi sotto zero, l’Islanda si pregia di essere “il popolo pitt pacifico d’Europa”. Sull’elenco del telefono, i nomi precedono i cognomi: e i primi sono più importanti, anche legalmente, dei secondi. Una società descritta come “giusta e felice”. Il tenore di vita è alto, senza ricchi né poveri, senza disoccupati, ed è accresciuto dal manto protettivo dello stato assistenziale scandinavo. Cosa può spingere quest’isola remota, battuta dalle tempeste atlantiche e fisicamente lontana da tutto e tutti, a bandire i prodotti “made in Israel”? E’ quello che è successo ieri, quando la capitale dell’Islanda, Reykjavik, ha adottato la decisione, proposta dalla consigliera comunale Björk Vilhelmsdóttir, di boicottare tutti i prodotti israeliani. Non soltanto i prodotti dei Territori, ma tutti ciò che proviene dallo stato ebraico.

    E’ la prima volta che accade in un paese occidentale. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emanuel Nachson ha commentato: “Non c’è alcuna ragione o giustificazione per questo provvedimento a parte l’odio in se stesso, che si fa sentire sotto forma di appelli al boicottaggio contro Israele, lo stato ebraico. Speriamo che qualcuno in Islanda si svegli e fermi questa cieca unilateralità rivolta contro l’unica democrazia del medio oriente”. Standwithus, ong filoisraeliana, ieri ha già lanciato il boicottaggio dei prodotti islandesi mentre il Congresso ebraico europeo valuta azioni legali.

    La risoluzione antisraeliana è stata proposta dall’Alleanza socialdemocratica, mentre il leader del Partito dell’Indipendenza, Halldór Halldórsson, ha votato contro, dicendo che “il libero scambio è il modo migliore per ottenere la pace”. Durante la guerra a Gaza del 2011, il ministro dell’Interno islandese, Ögmundur Jónasson, guidò una protesta di mille persone di fronte all’ambasciata americana a Reykjavik. I manifestanti si erano cosparsi di rosso sangue e il ministro accusò lo stato ebraico di “olocausto del popolo palestinese”. Il ministro degli Esteri, Össur Skarphéinsson, ha detto di valutare la fine dei rapporti diplomatici con Gerusalemme e che se deciderà di non procedere è soltanto perché l’Islanda ne ha anche con Siria, Iran, Sudan e Corea del Nord. Israele come stato canaglia dunque.

    Durante la Guerra fredda si disse che dall’Islanda soffiava il “vento della pace” (era l’epoca degli incontri a Reykjavik fra Reagan e Gorbaciov sui missili). Oggi dall’isola nordeuropea spira un freddo vento antisemita. Si potrebbe suggerire ai pallidi e socialdemocratici islandesi di apporre anche una stella di Davide sulla merce.

    (Fonte: Il Foglio, 18 Settembre 2015)

    18 Set 2015, 18:25 Rispondi|Quota
  • #2HaDaR

    Han già fatto marcia indietro…

    19 Set 2015, 23:37 Rispondi|Quota
  • #3Parvus

    Israele dovrebbe far vedere a questi mangiamerluzzo, quanto se ne frega di loro; rompendo immediatamente le relazioni diplomatiche.

    20 Set 2015, 10:00 Rispondi|Quota
  • #4Emanuel Baroz

    Gli ebrei reagiscono al boicottaggio islandese

    Il Congresso Ebraico Europeo sta prendendo in considerazione di adire le vie legali contro la decisione della Municipalità di Reykjavik (Islanda) di boicottare tutti i prodotti israeliani. “E’ chiaramente una mossa discriminatoria in contrasto con il diritto e i trattati internazionali – ha detto alla stampa il presidente del Congresso Ebraico Europeo, Moshe Kantor – Ancora una volta vediamo un paese, unico fra tutti, sottoposto a boicottaggio e vorremmo chiedere a coloro che perseguono questo boicottaggio se si tratta di una mera coincidenza il fatto che quest’unico paese sia anche l’unico stato ebraico al mondo. Avevano detto che iniziavano con Israele per poi esaminare altre situazioni, ma nessuno è mai andato al di là di Israele. E’ tempo di reagire e far capire a queste persone che odio e discriminazione non possono passare senza conseguenze”. L’Islanda, viene fatto notare, ha pieni rapporti diplomatici con paesi come Iran, Siria, Sudan, Corea del Nord. La misura votata a Reykjavik non fa alcuna distinzione tra merci prodotte da una parte o dall’altra della Linea Verde (ex linea armistiziale fra Israele e Giordania dal 1949 al 1967). Uno degli argomenti di Gerusalemme contro l’etichettatura UE delle merci israeliane prodotte in Cisgiordania è, appunto, che essa apre la strada verso il boicottaggio indiscriminato di tutti i prodotti israeliani. Giovedì sera il Ministero degli esteri islandese ha preso le distanze dalla decisione del consiglio comunale di Reykjavik dicendo che essa “non riflette” le linee di politica estera del paese.

    (Fonte: Israele.net, 18 Settembre 2015)

    20 Set 2015, 20:53 Rispondi|Quota
  • #5Emanuel Baroz

    ISRAELE, IL GOVERNO ISLANDESE PRENDE LE DISTANZE DA REYKJAVIK

    Ieri il Mistero degli Esteri islandese ha preso le distanze dalla decisione presa martedì scorso dal consiglio municipale della capitale che deliberava il boicottaggio dei prodotti made in Israel – non quello dei territori contesi ma di tutta Israele.

    «Questa decisione non è in linea con le posizioni del governo» affermano fonti governative ponendo l’accento sul fatto che la risoluzione non rappresenta la volontà nazionale.

    Il governo israeliano condannando la decisione di Reykjavic aveva auspicato la normalizzazione dei rapporti con la controparte islandese.

    https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/873558842720478/?type=1

    20 Set 2015, 23:04 Rispondi|Quota
  • #6Emanuel Baroz

    L’Islanda erutta una colata di ottuso antisemitismo

    http://ilborghesino.blogspot.it/2015/09/lislanda-erutta-una-colata-di-ottuso.html

    22 Set 2015, 15:21 Rispondi|Quota