Il cinico abuso della moschea di Al-Aqsa
Fra i massacri e le devastazioni che infuriano in Medio Oriente, i palestinesi fanno fatica a spacciare l’idea che la moschea sul Monte del Tempio sia davvero in pericolo
di Reuven Berko
La “questione palestinese” non è mai stata così irrilevante. In tutto il Medio Oriente, centinaia di migliaia di persone sono state uccise, a milioni sono sfollate. Moltitudini di profughi si stanno riversando fuori dal Medio Oriente e dall’Africa verso le coste europee nella speranza di andarsi a stabilire nelle enclave musulmane che sono sorte, non senza problemi, nelle principali città d’Europa.
L’illusione che espedienti come il riconoscimento della bandiera palestinese alle Nazioni Unite o la marchiatura da parte dell’Unione Europea delle merci prodotte da ebrei in Cisgiordania possano portare alla creazione di un nuovo stato fallimentare e violento sulle macerie dello stato d’Israele, è stata spazzata via dalle ondate di profughi che straripano in Europa. Nel frattempo, gli altri stati arabi fasulli e artificiali si stanno sgretolando sotto gli occhi di tutti.
Alla luce di questa catastrofe regionale, è andata in frantumi l’assurda idea, condivisa dagli ottusi e dagli antisemiti, che la “questione palestinese” sia alla radice di tutti i conflitti in Medio Oriente e che la sua soluzione (magari con l’eliminazione di Israele) porterebbe pace e serenità in tutta la regione. Il mondo sta assistendo a stragi, stupri sistematici, mercati di donne ridotte a schiave sessuali, distruzioni di chiese, moschee e siti archeologici perpetrati ormai da anni e su scala industriale da arabi musulmani, e capisce che quell’idea era totalmente priva di fondamento.
Messa in ombra dalla catastrofe regionale, la speranza palestinese di ottenere che la comunità internazionale faccia pressione su Israele per il cosiddetto “diritto al ritorno” dei profughi (e loro discendenti) sta diventando una pia illusione. Nessuno è veramente interessato alla situazione dei profughi palestinesi (e loro discendenti) artificialmente alimentata per quasi settant’anni dall’Unrwa e dai pari suoi.
Ecco perché Hamas, l’Autorità Nazionale Palestinese e, sì, anche la Lista Araba Comune israeliana sono concentrate sulla domanda: come riportare la violenza palestinese ai suoi giorni di gloria?
Sin dai primi tempi dell’ascesa del movimento sionista, gli arabi palestinesi hanno fatto un uso cinico e spudorato del Monte del Tempio, nel tentativo di spingere il mondo musulmano alla guerra contro Israele. In questi giorni i palestinesi stanno cercando di utilizzare la moschea di al-Aqsa come leva per logorare la legittimità di Israele, a Gerusalemme e in generale, e rivoltare contro Israele gli islamisti che si stanno follemente trucidando fra di loro.
Ma incontrano non poche difficoltà, i palestinesi, a spacciare lo slogan “la moschea di Al-Aqsa è in pericolo” di fronte ai massacri di massa e alla massiccia distruzione di moschee che è in corso in tutto il Medio Oriente. I musulmani non smetteranno di ammazzarsi a vicenda per volgere la loro attenzione ad Al-Aqsa. Tutti sanno che Israele protegge la moschea di Al-Aqsa meglio di quanto non farebbe uno qualunque dei traballanti regimi arabi, per non dire delle organizzazioni terroristiche come l’ISIS.
Da quando è stata sconfitta dalle Forze di Difesa israeliane nell’operazione “Margine protettivo” dell’estate 2014, Hamas si dibatte in crescenti difficoltà militari ed economiche. Eppure, benché sia stata Hamas a lanciare razzi verso Al-Aqsa durante quei combattimenti, il capo di Hamas Khaled Mashaal e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan hanno avuto la faccia tosta di affermare, durante un recente incontro in Turchia, che “Israele sta approfittando del disastro regionale per eliminare la moschea Al-Aqsa”. Al tempo stesso, Hamas cerca di sobillare le violenze a Gerusalemme usando i suoi subappaltatori del Movimento Islamico locale. Ma la riabilitazione delle depauperate strutture terroristiche di Hamas non è ciò che interessa alle folle di Gaza che chiedono case, elettricità, gas, cibo e posti di lavoro. Anche quelli dell’Autorità Palestinese di Abu Mazen cercano di prendere parte all’istigazione alla violenza sul Monte del Tempio, ma con scarsi risultati.
La storiografia islamica insegna che quando il califfo Omar arrivò al Monte del Tempio nel 637 e.v. sapeva bene che la pietra situata al centro di quel monte corrispondeva a dove erano sorti il primo e il secondo Tempio ebraico. Ogni musulmano sa che, secondo il Corano, Gerusalemme e dintorni resteranno per sempre patrimonio dei figli d’Israele. Le violenze palestinesi non hanno il potere di cambiare la parola delle Scritture. Ad ogni buon conto, la polizia israeliana fa bene a schierarsi e a intervenire a difesa dei luoghi santi di Gerusalemme.
(Fonte: Israel HaYom, 17 Settembre 2015)
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/gerusalemme_moschea_palestinesi_sassi_bastoni/notizie/1568405.shtml
#1Emanuel Baroz
SCONTRI A GERUSALEMME PRIMA DEL CAPODANNO EBRAICO, BARRICATE E MATERIALI D’ASSALTO NELLA MOSCHEA
Prima della fondazione dello Stato di Israele, gli ebrei per secoli non poterono pregare al Muro Occidentale (Muro del Pianto). Ora Israele è un paese libero dove tutti i fedeli possono pregare dove meglio credono. E’ uno Stato nel quale convivono decine e decine di popoli, religioni e etnie. Gli unici a non voler accettare la convivenza sono i musulmani più estremisti, che non accettano la visita degli ebrei al Monte del Tempio, cioè alla Spianata delle Moschee. Non si tratta di fare entrare ebrei nella moschea, ma semplicemente di farli pregare in un angolino a decine di metri di distanza dalla moschea, perché lì sorgeva il Tempio di Gerusalemme, distrutto e prima sconsacrato con un tempio pagano, poi coperto dalla Moschea di Al Aqsa.
Anche oggi, prima dell’inizio del capodanno ebraico, un gruppo di fanatici musulmani si sono barricati dentro alla moschea con pietre e petardi per prepararsi alla visita degli ebrei. Passamontagna, oggetti d’assalto e barricate, la dicono lunga su quanto considerino in realtà sacro quel luogo. La polizia israeliana, che già stanotte aveva trovato delle bombe artigianali in alcune abitazioni di Gerusalemme est, ha quindi forzato i blocchi ed ha sequestrato il materiale a questi guerriglieri.
La scena si ripete regolarmente ad ogni festività ebraica. A volte le situazioni degenerano così tanto da scatenare vere e proprie guerriglie, costringendo le autorità locali a bloccare il flusso di fedeli alla moschea. D’altra parte nessuna società mediorientale è libera come quella israeliana e le convivenze pacifiche sono davvero rare. Ci vorrà ancora molto tempo e forse una rivoluzione culturale per convincere anche gli arabi israeliana più radicali che la convivenza fianco a fianco è l’unica via.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/pb.386438174765883.-2207520000.1442776094./871199486289747/?type=3&src=https%3A%2F%2Fscontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net%2Fhphotos-xpa1%2Fv%2Ft1.0-9%2F12003881_871199486289747_808094465129783536_n.jpg%3Foh%3Dcbc243569cbdc4b10a10b9e799634f31%26oe%3D5695CCB2&size=640%2C852&fbid=871199486289747
#2Emanuel Baroz
UN MOMENTO DI PREGHIERA ALLA MOSCHEA DI AL AQSA
Questa foto è stata pubblicata due giorni fa durante i tumulti provocati dai fedeli(?) musulmani alla Spianata delle Moschee in occasione di Rosh HaShanah, il capodanno ebraico.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/pb.386438174765883.-2207520000.1442776094./872593916150304/?type=3&theater
#3Emanuel Baroz
Altro video che non vediamo al TG.
Gerusalemme, nonostante sia la capitale di Israele, è ancora pericolosa per gli ebrei in alcune zone. A quanti aggressioni, accoltellamenti, sparatorie e attentati palestinesi abbiamo assistito in questi anni a Gerusalemme? I musulmani invece possono girare per l’intera città indisturbati, senza che nessuno li aggredisca o li ammazzi. Immaginiamoci se la città fosse affidata per metà ai palestinesi: diverrebbe un luogo “libero dagli ebrei” così come tutti i territori palestinesi e così come la maggior parte dei paesi arabi. Non vedere la differenza fra l’apertura della società israeliana e la chiusura delle società arabe è davvero da ingenui, oppure è semplicemente pregiudizievole.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/videos/872600372816325/
#4Emanuel Baroz
SE LA CANTANO, SE LA SUONANO, SE LA BALLANO
Dopo aver scatenato un putiferio alla vigilia del capodanno ebraico barricandosi nella Moschea di Al Aqsa con pietre, petardi e molotov, ora i giovani guerriglieri palestinesi invocano “il giorno della rabbia”. Tradotto in un linguaggio esplicito e non ipocrita, vuol dire che già dai giorni scorsi e in quelli successivi, la gioventù violenta di Gerusalemme est sta incrementando le aggressioni e gli attacchi. Incrementando, perché i realtà queste violenze non sono mai cessate, anche se i nostri Tg non ne fanno parola.
Come ha ironizzato un nostro collaboratore, il giorno della rabbia è ormai come lo sciopero degli autobus a Roma il venerdì. Ci sarebbe da farsi una risata, se non fosse che con gli autisti ATAC al massimo perdi un corsa, con il terrorismo palestinese rischi di perdere la vita.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfus/photos/a.387495981326769.85422.386438174765883/873498999393129/?type=1
#5Emanuel Baroz
18 settembre 2015 – “Oggi il mondo si divide tra coloro che cercano di minare la convivenza religiosa e coloro che cercano di proteggerla. Affermando che i visitatori ebrei profanano il Monte del Tempio con i loro ‘piedi sozzi’, Abu Mazen ha chiarito da parte sta”. Lo ha detto giovedì il direttore generale del Ministero degli esteri israeliano, Dore Gold, commentando le affermazioni fatte mercoledì: http://www.israele.net/17-settembre-2015-9
dal presidente dell’Autorità Palestinese. Vedi il video (con sottotitoli in inglese): http://www.palwatch.org/main.aspx?fi=472&fld_id=474&doc_id=15716
(Fonte: Israele.net)
#6Emanuel Baroz
Battaglia sulla Spianata sacra. Hamas: Israele vuole la guerra
A Gerusalemme terzo giorno di scontri alla moschea di Al Aqsa Decine di feriti. Il re di Giordania: basta provocazioni o reagiamo
di Maurizio Molinari
Battaglia fra militari israeliani e dimostranti palestinesi sulla Spianata delle Moschee nel secondo giorno del Capodanno ebraico. I disordini iniziano poco dopo l’alba. Gruppi di palestinesi lanciano sassi e mattoni contro i soldati all’entrata della Porta di Mughrabi da cui accedono i turisti. La reazione dei militari è inseguirli ma appena entrano sulla Spianata si trovano sotto una pioggia di sassi, mattoni, assi di ferro e petardi incendiari che arriva dall’interno della moschea di Al Aqsa. È un attacco agli agenti possibile perché nella notte precedente gruppi di palestinesi erano entrati nella moschea, barricandosi e trasformandola in fortino.
«Bruciati i tappeti sacri»
La scelta della polizia è schierare reparti anti-sommossa davanti all’entrata di Al Aqsa e lanciarvi dentro lacrimogeni e ordigni assordanti. Inizia una battaglia nel patio di entrata della moschea che si conclude quando gli agenti riescono a superare le barricate create nei portoni, arrestando gli autori dei disordini. Alle 8 del mattino, quando i turisti iniziano ad arrivare, il selciato di marmo davanti ad Al Aqsa è coperto di detriti che descrivono la violenza degli scontri. Le versioni su quanto avvenuto divergono. Omar Kiswani, direttore dell’ente islamico «Waqf» per Al Aqsa, parla di «finestre e portoni danneggiati dagli israeliani» che, secondo fonti palestinesi citate da «Maan», «sono entrati nella moschea calpestando i tappeti, arrivando al pulpito dei sermoni». Alcuni palestinesi postano online immagini di tappeti «bruciati dagli israeliani». Luba Samri, portavoce della polizia israeliana, ribatte che «non vi è stata violazione del luogo sacro» e «gli incendi sulle barricate sono stati causati dai petardi incendiari lanciati dai violenti che hanno aggredito agenti e turisti».
È il terzo giorno di seguito che si ripete tale dinamica di scontri attorno alla Moschea di Al Aqsa in coincidenza con il Capodanno ebraico – ma con un’intensità in crescendo che ha visto ieri almeno 5 ufficiali israeliani e 36 palestinesi feriti. A rendere incandescente la situazione è l’identità del posto: la Spianata è il terzo luogo sacro dell’Islam e coincide con il luogo più sacro per l’ebraico perché si tratta del Monte del Tempio dove sorgeva il Tempio di Gerusalemme distrutto dalle legioni di Tito nell’anno 70.
Proteste di turchi e sauditi
Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas a Gaza, parla di «dichiarazione di guerra da parte di Israele» a cui «gli arabi devono rispondere». Khaled Mashaal, leader di Hamas all’estero telefona al presidente palestinese Abu Mazen per coordinare la risposta. «Israele prepara la totale annessione della Spianata delle Moschee – osserva Hanan Ashrawi, veterana dell’Olp – ma gioca con il fuoco». Per il re giordano Abdallah, a cui il trattato di pace con Israele del 1994 affida l’autorità religiosa della Spianata, sono «provocazioni» che «potrebbero spingerci a contromisure». L’Arabia Saudita accusa Israele di «volersi impossessare delle moschee sacre» e il leader turco Erdogan chiama il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon: «Fermate i sacrilegi». A temere che l’escalation continui è il Dipartimento di Stato Usa chiedendo «a tutte le parti di contenersi». Israele prevede nuove violenze in vista delle festività ebraiche di Kippur e Soccot e, con una riunione dei consiglieri della sicurezza, il premier Benjamin Netanyahu ordina un rafforzamento di agenti.
(Fonte: La Stampa, 16 Settembre 2015)