Il pregiudizio antisraeliano dilaga in Europa, che resta miope di fronte al terrorismo islamico targato Daesh

 
Emanuel Baroz
22 novembre 2015
4 commenti

Quei ministri e Nobel europei che scaricano su Israele la strage di Parigi

Alla ricerca di una scusa da offrire ai terroristi islamici.

di Giulio Meotti

svezia-israele-parigi-terrorismo-focus-on-israelSe il jihad uccide i civili a Parigi lo si chiama “terrorismo”, se uccide civili israeliani a Tel Aviv, come è successo giovedì, diventa “militanza”. Se l’America elimina Osama bin Laden è “giustizia” annunciata in diretta tv, se Israele fa fuori lo sceicco Ahmed Yassin diventa “rappresaglia” di cui vergognarsi. Adesso siamo oltre questo odioso doppio standard, siamo a quello che il viceministro degli Esteri israeliano, Tzipi Hotovely, ha definito ieri “l’accusa del sangue”.

Il conflitto israelo-palestinese ovviamente non è legato all’ondata di stragi perpetrate dagli islamisti. Lo “Stato islamico” non dice d’aver attaccato il cuore di Parigi, di uccidere i cristiani o gli yazidi, per via dei palestinesi. Eppure già non si contano i ministri in Europa e i premi Nobel che hanno immediatamente collegato le stragi francesi alla “questione israelo-palestinese”, scaricando sugli ebrei parte della responsabilità. “Noi non siamo colpevoli per il terrorismo che ci colpisce, più di quanto il popolo di Parigi sia colpevole per gli attentati che ha subìto“, ha detto ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Pertanto, ovviamente, rifiutiamo questa accusa. Ma ora siamo di fronte a una novità: non solo veniamo colpevolizzati per il terrorismo che subiamo. Ora siamo all’assurdo che veniamo incolpati anche per il terrorismo che colpisce i francesi“.

Intervistata dalla Svt2 sull’attacco terroristico a Parigi, la ministra degli Esteri della Svezia, Margot Wallström, ha detto che “per contrastare la radicalizzazione dobbiamo tornare alla situazione in medio oriente, dove i palestinesi vedono che non c’è futuro per loro e devono accettare una situazione disperata o ricorrere alla violenza“. Stesse parole usate da Jan Marinjissen, segretario del Partito socialista in Olanda, che parlando alla radio Npo ha detto che “il loro (dell’Isis, ndr) comportamento è connesso al conflitto israelo-palestinese“. L’ex ministro degli Esteri islandese, Jòn Baldvin Hannibalsson, ha chiesto di non pregare soltanto per i francesi vittime degli attentati, ma anche per i palestinesi: “Sì, preghiamo per Parigi, ma preghiamo anche per i palestinesi uccisi nei territori occupati“. L’ex ministro inglese John Prescott ha scritto sul Daily Mirror: “Bisogna trovare una pace duratura in tutto il medio oriente. Non possiamo lasciare che la piaga di malumori e cattivo sangue in Israele e nei territori palestinesi continui. Il miglior tributo a coloro che sono morti a Parigi non è quello di inviare truppe e droni in Siria. E’ di incanalare la rabbia per una soluzione pacifica duratura in tale area“.

L’ex presidente della Finlandia e premio Nobel per la Pace, Martii Ahtisaari, ha detto lo stesso: “L’Europa deve prestare attenzione alle ragioni della radicalizzazione. Avanzare il processo di pace in medio oriente è di fondamentale importanza. La questione di Israele e Palestina deve essere risolta“. Lo stesso da parte dell’ex ministro degli Esteri dell’Irlanda, Dermot Ahern, che ha scandito le origini della guerra dell’Isis: “Viene dalla destabilizzazione dell’intera regione per colpa della questione israelo-palestinese“. Lo ha detto anche l’ex presidente americano e Nobel per la Pace Jimmy Carter, ospite del Jon Stewart Show: “Una delle origini è il problema palestinese“.

Il più acido commento è di Dror Ben Yemini sul giornale israeliano Yedioth Ahronoth: “Beh, non dobbiamo ridere. E’ la stessa malattia ha colpito diverse parti del mondo libero negli anni Trenta“. Incolpare gli ebrei ogni volta che succede qualcosa di brutto. Questi dirigenti dell’Unione europea, compresi due Premi Nobel per la Pace, sono andati alla ricerca di una scusa da offrire ai terroristi di Parigi. Anche stavolta, a spese di Israele e degli ebrei.

Il Foglio.it

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  • #1Emanuel Baroz

    Prima regola: quando dei musulmani massacrano dei cristiani, colpevolizzare gli ebrei

    I jihadisti considerano “utili idioti” gli occidentali che cercano di spiegare il terrorismo in termini “politicamente corretti”

    di Yair Lapid

    Intervistata dalla SVT2 sull’attacco terroristico a Parigi, la ministra degli esteri svedese Margot Wallstrom ha detto che “per contrastare la radicalizzazione dobbiamo tornare alla situazione in Medio Oriente, dove i palestinesi vedono che non c’è futuro per loro e devono accettare una situazione disperata o ricorrere alla violenza”.

    Successivamente la ministra ha cercato di sostenere che non stava facendo un collegamento tra le due cose, ma si tratta di una pretesa un po’ strana soprattutto considerando il fatto che l’intervistatore non le aveva nemmeno chiesto di parlare del conflitto israelo-palestinese: è lei che ha sollevato l’argomento.

    Perché l’ha fatto? La risposta è che esiste un’opinione pubblica europea che è disperatamente a corto di argomenti umanitari per giustificare il sanguinario terrorismo dell’estremismo islamico. Nel mondo illuminato della ministra Wallstrom non è possibile fare alcun collegamento fra la religione islam e il terrorismo violento, perché qualcuno potrebbe, Dio non voglia, sentirsene offeso. L’assurda soluzione che viene offerta per uscire dal dilemma è che, quando dei musulmani massacrano dei cristiani, si dà la colpa agli ebrei.

    Ma gli ebrei ne hanno abbastanza. Il conflitto israelo-palestinese non è affatto collegato all’ondata di stragi perpetrate in nome dell’islam fondamentalista. Lo stesso “Stato Islamico” (ISIS) non dice d’aver attaccato il cuore di Parigi per via dei palestinesi. Stando alle loro parole, lo hanno fatto per via della situazione in Siria. Il che rende ancora più incomprensibile il motivo per cui la ministra Wallstrom è andata alla ricerca di una scusa da offrire loro, a nostre spese.

    Sono d’accordo che tutto questo non si identifica con la religione islam, e che dell’islam è anzi una terribile e sanguinaria perversione. Ma i dati di fatto non sono né buoni né cattivi, sono solo dati di fatto: c’è una cosa che si chiama terrorismo islamico, e la scelta è se combatterlo senza tentennamenti o essere uccisi. E’ una guerra mondiale, e nel lungo periodo tutti dovranno decidere da che parte stanno.

    Il terrorismo jihadista è globale, è cresciuto rapidamente e il suo scopo è la distruzione della civiltà occidentale. Il loro spietato messaggio arriva dappertutto: le Torri Gemelle, le stazioni di Madrid, la metropolitana di Londra, il Kashmir, Mumbai, la Nigeria, Parigi e, più di tutto, l’intero mondo islamico. Negli ultimi sessant’anni i musulmani hanno ucciso non meno di 12 milioni di altri musulmani perché non parevano abbastanza estremisti agli occhi dei loro assassini. Una cifra che è di parecchi ordini di grandezza più grande di tutti i morti del conflitto israelo-palestinese. Noi ci rammarichiamo profondamente per ognuno di questi morti, e Israele indaga tutti i casi in cui vengono colpiti dei civili; quando necessario, mettiamo sotto processo soldati e ufficiali. Israele è una vibrante democrazia in cui cittadini arabi siedono in parlamento, sono giudici nella Corte Suprema, militano negli alti ranghi delle forze armate.

    Probabilmente nessun giornale svedese pubblicherebbe la mia risposta – e la risposta di molti altri israeliani – alla domanda su perché certe persone incolpano gli ebrei ogni volta che succede qualcosa di brutto. Ma anche al di là di questo, nel collegamento fatto dalla ministra Wallstrom è insito un basilare disastro morale. In che senso? Giacché essenzialmente suggerisce che vi sia un contesto, una versione, una qualche narrativa che giustifica il terrorismo. In realtà, in Asia, in Africa, in Medio Oriente e anche in Europa ci sono centinaia di milioni di persone che vivono in condizioni di gran lunga peggiori di quelle in cui vivono i fanatici dell’ISIS (e certamente di gran lunga peggiori di quelle in cui vivono i palestinesi, che hanno una forma di autogoverno e godono di generosi aiuti europei e internazionali). Il mondo è pieno di persone che soffrono la fame, di gente oppressa, di profughi che non pensano nemmeno per un secondo che la loro condizione giustifichi l’idea di impugnare un’arma e assassinare a sangue freddo decine di giovani innocenti che vanno a sentire un concerto. Chi regala giustificazioni ai questi fanatici, di fatto li aiuta.

    Nel mio ruolo di membro della Commissione intelligence del parlamento israeliano, e nel mio precedente ruolo di membro del gabinetto di sicurezza israeliano, sono venuto conoscenza di una enorme quantità di informazioni di intelligence relative alla domanda su come i terroristi islamisti considerino gli occidentali che cercano di spiegare le loro azioni in termini “politicamente corretti”. Ebbene, la risposta è che pensano che sono assai utili ai loro scopi e che li aiutano a perseguire la rivoluzione islamista globale. Su questo – e solo su questo – concordo con loro.

    (Fonte: Times of Israel, 17 Novembre 2015)

    22 Nov 2015, 01:08 Rispondi|Quota
  • #2Emanuel Baroz

    Scrive Boaz Bismuth, su Israel HaYom: «Oggi gli europei si stanno rendendo conto che una bomba può esplodere ovunque e in qualsiasi momento. E qual è la loro colpa per meritarsi questo? La colpa è che sono “infedeli”. I jihadisti ci stanno riportando a un’epoca oscurantista che speravamo fosse scomparsa da questo mondo. L’ISIS vuole ricondurci al VII secolo, all’età dei califfati».

    (Fonte: Israel HaYom, 18 Novembre 2015)

    http://www.israele.net/prima-regola-quando-dei-musulmani-massacrano-dei-cristiani-colpevolizzare-gli-ebrei

    22 Nov 2015, 01:08 Rispondi|Quota
  • #3Emanuel Baroz

    “Noi non siamo colpevoli per il terrorismo che ci colpisce, più di quanto il popolo di Parigi sia colpevole per gli attentati che ha subito. Pertanto, ovviamente, rifiutiamo questa accusa. Ma ora siamo di fronte a una novità: non solo veniamo colpevolizzati per il terrorismo che subiamo. Ora siamo all’assurdo che veniamo incolpati anche per il terrorismo che colpisce i francesi. Questa è l’impressione che si ricava dai commenti nei giorni scorsi della ministra degli esteri svedese”. Lo ha detto mercoledì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu intervenendo alla cerimonia in ricordo di David Ben-Gurion, il primo premier israeliano, che ha avuto luogo vicino alla sua tomba nel kibbutz di Sde Boker, nel deserto del Negev. Netanyahu ha definito i commenti della ministra svedese Margot Wallström una forma di “cecità”, aggiungendo che oggi Israele “combatte i terroristi come fece Ben Gurion con le sue operazioni di ritorsione”. “Come Ben-Gurion – ha concluso Netanyahu – anche noi desideriamo la pace e vorremmo poter rimettere la spada nel fodero. Ma quando la scelta è tra vivere con la spada in pugno o vivere con la spada islamista alla gola, noi scegliamo la prima opzione”.

    (Fonte: YnetNews, 18 Novembre 2015)

    http://www.israele.net/prima-regola-quando-dei-musulmani-massacrano-dei-cristiani-colpevolizzare-gli-ebrei

    22 Nov 2015, 01:09 Rispondi|Quota
  • #4Max

    ma va’?
    E questo prima di scrivere questo articolo, ci ha fatto sopra uno studio cientifico, oppure è riuscito a ragionare da solo e quindi a partorirlo con la propria testa?

    io ho una soluzione comunque. far sgomberare tutta la Palestina , Israele, territori occupati eccetera entro 7 giorni, quindi nuclearizzate TUTTO, con testate costruite all’uopo da 70 megatoni l’una.
    Credo una decina possano bastare.
    problem solved, così la smettiamo dopo 5 mila anni di ammazzarci in nome di un Dio che manco esiste.

    24 Nov 2015, 13:05 Rispondi|Quota
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