Milano, vandali contro le pietre d’inciampo. Ornella Coen: “Oltraggiata la memoria di mio padre”
L’imbrattamento con la vernice nera in via Plinio 20. La figlia di Dante ha ripulito tutto con l’acquaragia: “Ero fiduciosa che la città avrebbe avuto rispetto e invece… D’ora in poi vigilerò”
di Zita Dazzi
Già imbrattata una delle “pietre di inciampo” posata a Milano in memoria di un deportato ucciso ad Auschwitz, l’ebreo Dante Coen, che abitava in via Plinio 20. Nella notte fra venerdì e sabato scorso qualcuno l’ha dipinta con la vernice nera. Lo sfregio non è passato inosservato, i primi ad accorgersene sono stati i parenti, che hanno provveduto a ripulirla e a chiedere l’intervento della polizia. La pietra era stata posata giovedì mattina, per mano dell’artista tedesco Gunter Deming, che ne ha posate altre 56mila in giro per l’Europa. Uno schiaffo alla Milano democratica che i questi giorni si mobilita in vista della Giornata della Memoria, ricorrenza che cade venerdì 27 gennaio, ma che propone iniziative contro l’antisemitismo e il razzismo durante tutta la settimana.
La denuncia viene dalla figlia di Dante Coen, Ornella, che lavora al Cdec, centro di documentazione ebraica contemporanea: “L’abbiamo trovata coperta da una vernice nera la mattina di sabato. Mio marito lo prevedeva, io ero fiduciosa che la città avrebbe avuto rispetto. Comunque addolorata e avvilita, sono andata a comprare l’acquaragia e con mia figlia Laura siamo scese in strada a pulire. Lo trovo un oltraggio grave alla memoria di una persona che non c’è più e che non si può difendere. D’ora in poi vigileremo tutti i giorni perché questo non accada di nuovo. Credo che questo sfregio sia il frutto di un clima brutto in cui il negazionismo ha ancora molto seguito”.
Dura la condanna della comunità ebraica: “Siamo addolorati e indignati, ma non ci fermeremo e continueremo a installare pietre in memoria dei nostri morti”, dice Davide Romano, assessore alla Cultura della comunità ebraica di Milano. “Sappiamo che a qualcuno queste ‘Stolpersteine’ danno fastidio: si chiamano ‘pietre d’inciampo’ non per niente.
La pietra in via Plinio 20 è una delle sei poste giovedì scorso, alla presenza del sindaco Giuseppe Sala e di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e presidente del comitato che riunisce 13 associazioni che si battono per conservare la memoria della deportazione, dalla Comunità ebraica all’Anpi.
Fra i primi a indignarsi c’è il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che in un post su Facebook commenta: “Lo sfregio della ‘pietra d’inciampo’ per Dante Coen è un gesto inaccettabile. La memoria viene prima di tutto e Milano non si piegherà mai di fronte a chi vuole cancellare le nostre radici”. Protesta anche l’Anpi per bocca del suo presidente provinciale Roberto Cenati: “E’ un gesto gravissimo segnale di un clima preoccupante”. La polizia locale esaminerà i filmati delle telecamere poste nei pressi del sampietrino vandalizzato per vedere di identificare e denunciare gli autori del vile atto.
Dante Coen era nato ad Ancona da una famiglia di 15 figli e si era trasferito a Milano dove aveva un negozio di tessuti assieme alla moglie in via Donatello. Padre di cinque figli, dopo l’emanazione delle leggi razziali e durante gli anni ’40 spostò molte volte la sua residenza per evitare di essere catturato.
Venne però ugualmente arrestato la mattina del 26 luglio 1944 dalle Ss nella sua casa, dove si trovava con la moglie Angiolina Giustacchini e con la figlia neonata Ornella e il fratellino Guido di due anni. Altri tre figli erano nascosti a Endine in un collegio di preti. Dante Coen venne portato all’hotel Regina, dove le Ss conducevano i loro interrogatori e le loro torture sui prigionieri. Di lì venne poi rinchiuso a San Vittore e trasferito ad Auschwitz il 2 agosto 1944. Sull stesso treno venne trasportato al campo di sterminio anche il fratello Umberto, arrestato a Torino negli stessi giorni. Ma non si sa se i due si poterono incontrare e abbracciare per l’ultima volta.
Nelle foto in alto: la pietra d’inciampo in memoria di Dante Coen
#1Parvus
Bisogna coglierli sul fatto questi antisionisti, e castigarli come meritano.